Vestibolite vulvare, anticamera della vulvodinia?

Vestibolite vulvare e vulvodinia, pur riguardando entrambe la zona intima femminile, sono due problematiche che non vanno confuse tra loro. Ma non sono in ogni caso sindromi così lontane una dall’altra. La vestibolite vulvare, infatti, se non diagnosticata e curata in tempo, si cronicizza aprendo la strada alla vulvodinia. Ne parliamo con la dottoressa Alessandra Valerio, specialista in ginecologia ed ostetricia presso il Poliambulatorio AEsthe Medica di Ferrara.

Alessandra Valerio
Dott.ssa Alessandra Valerio

Tre diverse condizioni, un unico dolore

«Per inquadrare correttamente i vari problemi che interessano l’area genitale femminile è importante innanzitutto fare chiarezza sui termini che li indicano» precisa l’esperta. «La vestibolite vulvare, proprio come suggerisce il suffisso “ite”, è una condizione infiammatoria del vestibolo, la zona anatomica delimitata dalla faccia interna delle piccole labbra dove si trova il meato uretrale e l’introito vaginale.

Si parla invece di vestibolodinia quando si ha una condizione dolorosa cronica del vestibolo, e di vulvodinia quando il dolore cronico interessa la vulva. In sostanza vestibolidinia e vulvodinia sono localizzazioni diverse della stessa entità clinica con un comune denominatore che è il dolore persistente.

Nel primo caso il dolore è concentrato a livello del vestibolo e può essere prodursi ad esempio a seguito dello sfregamento durante i rapporti sessuali, più intenso in presenza di una condizione di secchezza vaginale, mentre nella vulvodinia il dolore spesso è presente anche senza che ci sia necessariamente un elemento scatenante».

Dalla vestibolite alla vulvodinia

Si potrebbe dire che il passo è breve. O meglio che lo diventa qualora si presentino determinate condizioni. «La vestibolite vulvare, pur essendo un’infiammazione che può regredire, tende a cronicizzare qualora non venga diagnosticata e curata in tempo» precisa la ginecologa. «Succede così che una condizione dolorosa che potrebbe essere solo momentanea se curata in modo tempestivo e corretto, rischia di diventare cronica trasformandosi in vestibolidinia che altro non è se non una forma di vulvodinia localizzata».

Solo una diagnosi e una cura precoci impediscono quindi un peggioramento della vestibolite, interrompendo il circolo vizioso del dolore e consentendo di arrivare a una guarigione, più o meno rapida ma sempre possibile. Il che, va riconosciuto, spesso non è facile dal momento che la vestibolite può in parecchi casi associarsi a disturbi urinari prevalentemente di tipo infiammatorio come le cistiti ricorrenti rendendo ancora più complesso il quadro, sia dal punto di vista della diagnosi che della cura, e contribuendo a intensificare e cronicizzare la condizione dolorosa.

Un complesso di cause

Vestibolite e vulvodinia possono trovarsi sullo stesso piano anche per quanto riguarda le cause che le sottendono (https://stopvulvodinia.com/le-cause-della-vulvodinia/). «Spesso si tratta di concause ma l’eziologia è comunque in genere multifattoriale» spiega la ginecologa. «Una di queste è l’iperattività dei mastociti, cellule deputate alla difesa, che provoca uno stato infiammatorio cronico a sua volta favorito da infezioni ricorrenti, microtraumi legati anche ai rapporti sessuali, abitudini igieniche errate.

L’iperattivazione dei mastociti determina per altro un’aumentata sensibilità agli stimoli dolorosi che porta a una reazione muscolare con uno spasmo permanente dei muscoli del pavimento pelvico. Si entra così in un circolo vizioso dove il dolore provoca la contrattura che a sua volta aumenta la sensazione dolorosa anche perché riduce l’ossigenazione del tessuto che diventa sempre più rigido: il dolore finisce per diventare una condizione permanente con quanto di negativo questo può comportare anche a livello di qualità di vita».

L’importanza delle attenzioni quotidiane

«La vestibolite è una condizione infiammatoria che può essere curata e risolta prevendendo un piano di trattamento personalizzato che il medico può stendere sulla base di un’attenta anamnesi tenendo conto dei fattori predisponenti e di quelli aggravanti, della gravità e della durata dei sintomi» commenta la dottoressa Valerio. «Più l’intervento è mirato e tempestivo, più si riesce ad evitare che il dolore cronicizzi e la patologia evolva verso una sindrome più complessa.

In ogni caso proprio al fine di evitare che una vestibolite si trasformi in una vestibolodinia occorre tenere presente che le abitudini quotidiane giocano un ruolo chiave. È importante quindi adottare una routine di igiene intima accurata ma non eccessiva, evitare detergenti aggressivi o profumati preferendo le formule con pH vicino a quello fisiologico per età, non utilizzare sulla vulva salviette intime, creme depilatorie, deodoranti, limitare l’uso di salvaslip, scegliere assorbenti in cotone per il periodo mestruale, utilizzare biancheria di cotone e non sintetica. Utile anche curare l’alimentazione evitando cibi ricchi di zuccheri e lieviti che favoriscono le recidive da Candida e complicano il quadro clinico».