La vulvodinia può colpire donne di tutte le età. Sulle possibile cause non c’è ancora chiarezza e si sta ancora indagando. «È ormai chiaro come il dolore cronico della vulvodinia vada interpretato come fenomeno complesso in cui interagiscono in primis elementi neurosensoriali periferici e centrali che trasformano una fisiologica risposta a uno stimolo in un dolore nociplastico maladattativo», spiega Barbara Gardella, professore associato di Ostetricia e ginecologia dell’Università di Pavia e responsabile dell’ambulatorio di Patologia vulvare della Clinica Ostetrica Ginecologica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia. «Eventuali altri fattori, per esempio infettivi o flogistici, anche pre-esistenti o concomitanti, possono entrare in gioco nel predisporre allo sviluppo di questa patologia».
Vulvodinia: diversi fattori in gioco
La vulvodinia presenta quindi un’eziologia complessa e multifattoriale, non ancora ben compresa nella progressione fisiopatologica. Non solo: in molti casi le divrse cause interagiscono fra di loro, soprattutto quando il disturbo persiste nel tempo e non viene adeguatamente trattato. Ecco quelle maggiormanete implicate:
1. Geni. Si indaga sulla predisposizione genetica, sotto forma di alterata regolazione dei normali meccanismi biochimici di controllo dell’infiammazione neurogenica: per gli esperti i geni potrebbero dunque avere giocare un ruolo importante, ma non ci sono ancora evidenze scientifiche certe.
2. Ormoni. Sempre sulla base dell’osservazione clinica, si può ipotizzare un’aumentata sensibilità al dolore in fase premestruale, ma anche un effetto diretto che i contraccettivi potrebbero avere sul trofismo della vulva, assottigliando la mucosa e superficializzando i recettori del dolore. Tutti questi dati derivano dall’osservazione clinica e da studi retrospettivi.
3. Infezioni. Altri possibili fattori predisponenti sono, per esempio, le infezioni ricorrenti da Candida: un disturbo intimo prolungato, provocato da micosi frequenti e ripetute, può in un certo senso attivare i recettori dolorosi anche dopo la risoluzione del quadro clinico, come dimostrano studi su animali.
4. Stress. L’attivazione emozionale, che caratterizza le condizioni di stress, induce modificazioni somatiche periferiche particolarmente complesse. Infatti la rete di connessioni neuronali fra sistema limbico, strutture mesencefaliche e nuclei ipotalamici è responsabile dell’attivazione selettiva, in seguito a specifiche condizioni emozionali, del sistema endocrino e del sistema nervoso centrale e periferico.
5. Altri fattori. Possono peggiorare la situazione fattori esterni come medicamenti topici, distruzioni chimiche o fisiche della mucosa vaginale, danni traumatici e chirurgici ai nervi genitali, situazioni di aumentato tono muscolare del pavimento pelvico.
La psiche e la vulvodinia
Quello che è certo è che la vulvodinia è un disturbo che ha un forte impatto psicosomatico. «La vulvodinia è una malattia complessa, che è al centro di un circolo vizioso: un evento genitale doloroso (un’infezione vaginale o urinaria, un trauma, ecc.) innesca una risposta nel soma come un ipertono del pavimento pelvico che condiziona la cronicizzazione del dolore vulvare, che inspiegabilmente attiva maggiormente il sistema limbico, aumentando la percezione che la paziente ha di stimoli non dolorosi.
Questo induce una modifica dell’umore e dello stato ansioso, inducendo un’attivazione centrale che autoalimenta il circolo vizioso», spiega la specialista. «Per questo motivo è fondamentale, durante il processo di cura, considerare il disturbo psicologico derivante e mettere in atto dei meccanismi di risoluzione del problema con specialisti ad hoc ».
L’identikit della paziente affetta da vulvodinia
La paziente affetta da vulvodinia non è una persona depressa o ansiosa, ma lo è diventata a seguito di un percorso di diagnosi difficile, lungo per lo più condotto in solitudine, che in genere impatta i rapporti personali e affettivi. Troviamo pazienti le cui prime esperienze sessuali sono state dolorose e sono state subito etichettate come affette da vaginismo, oppure donne più mature che hanno sviluppato il problema dopo aver partorito o in menopausa. Quello che accomuna tutte è una profonda sofferenza psicologica, nonché la difficoltà di identificare una causa di questo dolore, che sembra una condanna.