Secchezza vaginale: quali sono le cause?

Scientificamente si chiama atrofia vulvo-vaginale ed è una condizione complessa caratterizzata principalmente da un sintomo: la secchezza vaginale (lo riportano sette donne su 10). Gli altri sono: prurito, perdita di elasticità e dolore durante i rapporti sessuali, sensazione di peso nella parte bassa dell’addome, alterazioni nella frequenza e nell’urgenza minzionale, ematuria (sangue nelle urine), cistiti ricorrenti, infezioni vaginali e incontinenza urinaria, disuria (difficoltà a urinare). Tutti questi disagi rientrano in un unico quadro, la sindrome genito-urinaria, che può avere diverse cause.

La secchezza vaginale in menopausa

La prima causa è la menopausa. La secchezza vaginale in menopausa è una condizione molto diffusa: interessa circa una donna su due. «In questi casi, l’atrofia vulvo-vaginale è causata dalla progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare e dalla perdita di lubrificazione, entrambi dovuti al fisiologico calo di estrogeni e, in parte, di androgeni», spiega Monica Costantini, ginecologa.

«L’assottigliamento della mucosa vaginale porta a una riduzione della vascolarizzazione, dell’elasticità e del grado di idratazione degli organi genitali che faticano a congestionarsi durante l’eccitazione. D’altro canto, si riduce la concentrazione dei Lactobacilli, i batteri con funzione difensiva che popolano normalmente la flora vaginale, con conseguente alterazione del pH vaginale.

I tessuti di vulva e vulva diventano dunque non solo più sensibili a dolore e tensione durante i rapporti, ma anche più vulnerabili all’attacco da parte di agenti patogeni responsabili di episodi ricorrenti di vaginiti o cistiti cosiddette post-coitali, perché compaiono tipicamente fino a 48-72 ore dopo un rapporto».

La secchezza vaginale in età fertile

Una condizione, anche temporanea, di atrofia vulvo-vaginale può colpire anche le ragazze o le donne adulte in età fertile. «Si possono verificare casi di ipoestrogenismo importante anche in ragazze di età giovane che, se predisposte, possono manifestare tali sintomi dopo aver fatto un uso protratto di contraccettivi ormonali a basso dosaggio o a causa di depilazioni totali ripetute e troppo ravvicinate nel tempo, che hanno contribuito a modificare il loro pH e microbiota vaginale», conferma Costantini.

La secchezza vaginale in età fertile può manifestarsi a causa di fattori di ordine diverso, per esempio per via di una scarsa lubrificazione durante il rapporto sessuale dovuta a un’eccitazione sessuale insufficiente. Altri fattori scatenanti sono l’allattamento al seno, l’utilizzo di farmaci come gli antidepressivi, alcune malattie autoimmuni, il fumo di sigaretta, alcuni interventi chirurgici come l’isterectomia. L’uso di prodotti locali che alterano il pH, come prodotti profumati, saponi aggressivi, detergenti non adeguati o lavande vaginali può peggiorare la situazione.

La secchezza vaginale per terapie oncologiche

Il trattamento oncologico per le neoplasie sensibili agli estrogeni, come il tumore al seno, comporta in genere l’induzione sostanziale della menopausa e, dunque, la manifestazione in forma spesso severa dei sintomi tipici dell’atrofia vulvo-vaginale. L’incidenza di questa patologia nella forma moderata-severa nelle malate oncologiche ha una prevalenza anche superiore a quelle riportata nelle donne in menopausa naturale.

L’impatto sulla qualità di vita e sulla sessualità

È facile dedurne le conseguenze sul piano personale, ma anche intimo e sessuale: «Molte donne finiscono per evitare i rapporti sessuali a causa della paura di avvertire dolore alla penetrazione», commenta Monica Costantini, ginecologa. Le stime, riguardanti le donne in post menopausa, dicono che la secchezza vaginale ha un impatto significativo sulla capacità di avere intimità (62%), di godere dei rapporti sessuali (72%) e di provare spontaneità sessuale (66%) e che, benché circa la metà sia ancora sessualmente attiva, il desiderio ne risulta decisamente compromesso.

«Ma, quando i sintomi sono molto severi, si può arrivare a rinunciare anche ad attività quotidiane come fare sport o andare in bicicletta», prosegue la dottoressa. «Le continue infezioni vaginali e urinarie, poi, costringono a continui cicli di farmaci che indeboliscono ulteriormente le difese e alterano il microbiota intestinale e vaginale, senza peraltro risolvere la situazione». Purtroppo però l’atrofia vulvo-vaginale è una patologia ancora sottovalutata e sotto diagnosticata: il 63% delle donne non sa che è una condizione cronica destinata a peggiorare con il passare del tempo e faticano a parlarne con il medico, che affronta l’argomento solo nell’11% dei casi.