Vulvodinia: il ruolo dell’alimentazione

Sara Farnetti
Dott.ssa Sara Farnetti

La vulvodinia richiede, sin dalla fase diagnostica, un approccio multidisciplinare. Allo stesso modo, le cure possono essere diversificate e comprendere molteplici aspetti tra cui anche l’alimentazione.

«Il ruolo del medico deve essere quello di studiare il terreno dove la malattia si manifesta o può manifestarsi. Significa analizzare l’io biologico del paziente, il suo assetto ormonale, i suoi organi e come funzionano. Di fronte ad una sindrome complessa dove è difficile trovare una causa precisa, è necessario spingersi a comprendere le possibili concause o variabili deboli che però possono insieme spiegare e correlare alcuni sintomi e segni» spiega Sara Farnetti, specialista in Medicina Interna e PhD in Fisiopatologia della Nutrizione e del Metabolismo all’Università Cattolica di Roma.

«Esiste per esempio una chiara associazione tra vulvodinia, sindrome del colon irritabile e infezioni vaginali fungine, e in entrambi i casi l’alimentazione gioca un ruolo importante. Occorre quindi agire a livello dell’intestino e del fegato, dal quale dipende l’equilibrio della flora batterica intestinale, e controllare lo stato infiammatorio generale».

Vulvodinia: perché è importante l’alimentazione

Per favorire l’equilibrio della flora batterica intestinale è indispensabile introdurre nell’alimentazione prebiotici che nutrono e contribuiscono a selezionare la flora batterica buona, a rendere la bile fluida e ad agevolarne il deflusso nell’intestino. La nutrizione deve essere funzionale anche al ripristino di una regolarità intestinale, quando ridotta o eccessiva. Inoltre, il controllo insulinico è fondamentale dal momento che il consumo dei carboidrati favorisce l’insorgenza di infezioni, fungine o batteriche.

Non solo: una condizione di iper-insulinismo dovuto a resistenza periferica all’insulina favorisce anche uno stato infiammatorio generale che non si evidenzia necessariamente con un aumento di peso. Attenzione quindi: l’insulino resistenza può essere presente anche in persone normopeso, ma portatrici di una condizione che può favorire l’insorgenza di malattie autoimmuni, metaboliche e anche della vulvodinia.

È importante quindi puntare su una dieta a basso indice insulinico privilegiando i carboidrati complessi, preparati ed associati in modo funzionale, ad esempio abbinandoli a fibre, grassi salutari o proteine vegetali. «Spesso quando si parla di alimentazione a basso indice glicemico si pensa di dover scegliere regimi nutrizionali iperproteici. In realtà non è così, anzi: troppe proteine causerebbero un aumento di scorie azotate con super lavoro del fegato e del rene e non ultimo anche un aumento dell’insulina» chiarisce la dottoressa Farnetti.

La nutrizione funzionale in caso di vulvodinia: linee guida

recuperare la regolarità intestinale, ricorrendo ad alimenti lassativi in caso di stipsi, come verdure crude e ripassate in padella con olio extra vergine di oliva;

favorire l’equilibrio del microbiota intestinale, usare fibre prebiotiche con inulina e frutto-oligosaccaridi contenute in ortaggi e verdure come il fondo del carciofo, il tarassaco, ma anche il topinambur, la radice di cicoria, gli asparagi, i carciofi e i porri;

evitare di impiegare alimenti irritanti e che causano fermentazione (ad esempio pepe, funghi peperoni, curry, broccoletti);

-stimolare la funzione epatica attraverso cotture veloci in padella con olio evo, l’utilizzo di spezie come lo zenzero, l’impiego di alimenti amari come radicchio, cicoria, indivie;

-controllare il metabolismo dell’insulina. Tradotto in pratica vuol dire consumare carboidrati complessi come cereali integrali di vario tipo, associarli a verdure o a fonti proteiche e cucinarli in modo intelligente: al dente, mantecati in tegame con olio evo.

aggiungere acidi grassi omega 3 per contenere l’infiammazione: non solo ricorrendo ad eventuali integratori, ma consumando alimenti che ne sono ricchi: pesce azzurro, semi di lino, noci;

assumere antiossidanti con gli alimenti (ogni giorno mangiare a colori: carote, rucola, radicchio, mirtilli);

-verificare con il proprio medico di riferimento possibili sensibilità a glutine, intolleranze o allergie per poter eventualmente adeguare l’alimentazione;

-assumere un regime nutrizionale serale di tipo “sedativo” con carboidrati o proteine di carne bianca o uova, per favorire la detossicazione notturna e il riposo.

 

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