Ipertono del pavimento pelvico, cos’è?

L’Ipertono del pavimento pelvico  così come l’ipotono sono entrambe disfunzioni muscolari che interessano questa parte anatomica. «Una parte di cui spesso le donne non hanno coscienza ma che gioca un ruolo chiave nella salute e nel benessere dell’intero organismo» commenta il dottor Luca Bordoni, proctologo, esperto di patologie del pavimento pelvico presso il centro M2 Quality di Milano-Segrate.

«Si tratta infatti di un apparato composto da ossa e tessuto sia connettivo che muscolare che avvolge la zona inferiore della cavità addominale fungendo da supporto per gli organi pelvici, l’utero, l’uretra, la vescica, la vagina e il retto».

Un’iperattività dei muscoli

«Si parla di ipertono del pavimento pelvico quando i muscoli sono iperattivi» precisa l’esperto. «Si trovano quindi in una condizione di contrazione, che può essere temporanea o permanente, e che intercorre anche quando il rilassamento e la coordinazione sono funzionalmente necessari alla minzione, alla defecazione e all’attività sessuale».

La disfunzione è piuttosto comune, anche se di difficile diagnosi dal momento che si presenta con una serie di sintomi aspecifici, difficili da riconoscere. «Questo a differenza dell’ipotono che causa un’alterazione della statica pelvica con sintomi ben chiari come il prolasso della vescica che determina a sua volta incontinenza urinaria» commenta il dottor Bordoni.

Una condizione dolorosa

«Il sintomo che con maggior frequenza si associa a una condizione di ipertono del pavimento pelvico è il dolore» commenta l’esperto. Può manifestarsi come un senso di disagio generale, una pressione avvertita nella zona pelvica, nella parte bassa della schiena e nei fianchi. In molti casi il dolore è costante, in altri può essere legato a situazioni particolari, ad esempio quando si ha bisogno di svuotare la vescica, durante i movimenti intestinali oppure i rapporti sessuali.

Al dolore si possono associare altri sintomi, dai disturbi urinari con dolore alla minzione e difficoltà a mantenere un flusso urinario regolare, ai sintomi intestinali con stipsi, dolore all’evacuazione, senso di incompleto svuotamento intestinale fino ai disturbi della sfera sessuale con dolore durante e dopo i rapporti. «Un quadro complesso e fortemente invalidante, che mette in serio pericolo il benessere della donna impattando in maniera negativa sulla vita quotidiana e che richiede quindi di essere affrontato con tempestività e con un approccio mirato e specialistico» commenta l’esperto.

A cosa è dovuto

Stabilire quale sia la causa che determina un ipertono del pavimento pelvico è decisamente complesso. La genetica gioca sicuramente un ruolo: alcuni studi confermano come alcune donne siano maggiormente predisposte di altre ad avere una condizione di contrazione costante della muscolatura pelvica. In altri casi infezioni ricorrenti a livello urinario e genitale possono modificare i circuiti della sensibilità provocando il contrarsi del pavimento pelvico con la conseguente comparsa del dolore.

Ipertono del pavimento pelvico: il rapporto con la vulvodinia

«La vulvodinia definita come una sindrome dolorosa cronica vulvare in assenza alterazioni vulvari visibili clinicamente e in assenza di patologia neurologica evidente, si accompagna nella quasi totalità dei casi a una condizione di ipertono del pavimento pelvico» commenta l’esperto. «Il dolore della vulvodinia, legato a un’alterazione dei circuiti della sensibilità, porta la struttura muscolare a reagire aumentando la propria tensione, come risposta naturale di difesa per proteggere l’area dal dolore.

La contrazione, già di per sé dolorosa, ostacola funzioni naturali come quella sessuale accentuando la condizione di dolore che a sua volta, in un circolo vizioso, spinge i muscoli a contrarsi ancora di più. Tutto questo significa in sostanza che la tensione muscolare è conseguenza del dolore vulvare come conferma il fatto che la messa in atto di un processo riabilitativo della muscolatura pelvica, attraverso ad esempio il biofeedback elettromiografico, può essere d’aiuto nel risolvere la sintomatologia dolorosa».

Una necessaria distensione

Proprio perché la vulvodinia si associa a una condizione di ipertono pelvico, l’obiettivo finale dell’intervento terapeutico deve essere sempre quello di abbassare il tono della muscolatura in questa specifica area. Basilare per raggiungere il risultato il coinvolgimento di più figure professionali, dalla ginecologa alla fisioterapista, dall’ostetrica fino agli specialisti in urologia, proctologia e gastroenterologia nonché di psicologi e psicoterapeuti per affrontare le problematiche psicologiche e relazionali che una condizione di dolore cronico può comportare.

«Altrettanto importante è ritagliare un percorso terapeutico sulla persona valutando con attenzione la condizione del pavimento pelvico per scegliere le strategie di intervento più efficaci per diminuire il tono e ridurre la sensazione dolorosa» commenta l’esperto. «L’intervento sulla struttura muscolare può essere condotto attraverso tecniche di radiofrequenza e di elettroporazione mentre per la rieducazione funzionale si può ricorrere a esercizi chinesiterapici, biofeedback e/o elettrostimolazione antalgica».

Senza dimenticare l’importanza di un coinvolgimento diretto della paziente nel processo di cura: tecniche di respirazione e di rilassamento, esercizi di Kegel reverse, l’utilizzo di coni vaginali e di prodotti topici non farmacologici possono essere utili complementi per contenere il dolore che si accompagna alla condizione di ipertono.