Vulvodinia: l’aiuto di creme e gel

Come si legge nel manuale La vulvodinia: come curarla, di Alessandra Graziottin e Filippo Murina (Springer), quando si parla di terapia per la vulvodinia non esiste una sola strada da percorrere. Ogni caso richiede un’attenta valutazione multidisciplinare, da cui scaturisce la scelta di un percorso di cure personalizzato, in base ai fattori predisponenti, alla gravità dei sintomi e all’esame clinico. La vulvodinia infatti, si legge nel libro, è il risultato di numerosi processi patologici, di conseguenza un’unica strategia non può essere risolutiva, ma bisogna puntare su un’azione sinergica di farmaci, dispositivi medici, fisioterapia, psicoterapia e altro, a seconda dei casi.

Come agiscono le creme per la vulvodinia

Una terapia può dirsi efficace quando interviene su tutti i fattori scatenanti la malattia. Nel caso della vulvodinia, tra questi fattori ci sono: l’iperattivazione del mastocita, la contrazione muscolare e la sovrastimolazione del sistema del dolore. Per questo, in linea generale, gli interventi terapeutici sono indirizzati a questi bersagli: la riduzione dei fattori che causano l’infiammazione dei tessuti e l’iperattività del mastocita, il rilassamento dei muscoli perivaginali e la modulazione del dolore.

In particolare il primo aspetto, la riduzione diretta dell’iperattività del mastocita (“down-regulation del mastocita iperattivo”), è una frontiera nuova nell’ambito dell’infiammazione e del dolore cronico. Può essere perseguita non solo attraverso farmaci specifici (come la amitriptilina, la quercetina e/o molecole che modulano i recettori cannabinoidi del mastocita), ma anche tramite l’applicazione locale di sostanze che, diminuendo l’iperattivazione del mastocita e quindi l’infiammazione, agiscono sull’iperstimolazione delle terminazioni nervose del dolore e il bruciore.

Questi prodotti, sotto forma di creme o gel, rientrano nella categoria dei dispositivi medici. Contengono cioè principi attivi non farmacologici che, lavorando in associazione, aiutano a migliorare il trofismo dei tessuti genitourinari grazie all’elevata capacità bioadesiva. In altre parole, sono in grado di formare una pellicola invisibile che stimola la ricompattazione degli strati epiteliali e connettivi. L’utilizzo costante, associato alle terapie del caso, può aiutare a ridurre progressivamente i fastidi e il dolore.Contengono pool di ingredienti che lavorano in sinergia, nel rispetto dei tessuti femminili.

Un nuovo dispositivo medico

Tra questi c’è l’acido ialuronico, una sostanza naturalmente prodotta dal corpo, dalle straordinarie capacità idratanti. Dal punto di vista chimico, è un biopolimero, una lunga molecola formata da zuccheri, i glicosaminoglicani tipici della matrice extracellulare, che hanno un elevato grado di solubilità in acqua. In virtù della sua conformazione chimica, lo ialuronico forma una reticolo invisibile che regala elasticità e tono ai tessuti. Lega grandi quantità di acqua, contribuendo all’integrità dei tessuti epitelio-connettivali.

Un’altra sostanza utile, associata allo ialuronico, è la spermidina, un derivato dell’arginina isolato per la prima volta nel liquido seminale, dalle proprietà antinfiammatorie e rigeneranti. Si tratta di un metabolita presente nei tessuti genitourinari, in grado di stimolare le cellule di quell’area “simulando“ una sollecitazione meccanica simile a una “ginnastica interna“, che conduce alla progressiva rieducazione dei tessuti della zona. Ha dimostrato di poter stimolare il rinnovamento delle cellule e di avere un’importante azione trofica sui tessuti femminili quando rilasciata in complessi supramolecolari.

Uno studio coordinato dal professor Filippo Murina, responsabile del Servizio di patologia del tratto genitale inferiore presso l’Ospedale Universitario Vittore Buzzi di Milano, ha confermato l’efficacia dell’applicazione locale di spermidina in acido ialuronico nelle donne affette da vestibolodinia provocata, la forma più frequente di dolore vulvare cronico.

Anestetici locali e altri presidi

Altri gel, creme o unguenti si possono annoverare tra i dispositivi medici, usati comunemente. Tra questi quelli contenenti anestetici locali che servono a ridurre il dolore e l’irritazione nella zona vulvare. Agiscono riducendo temporaneamente la sensibilità nella zona di applicazione. Tra i più usati ci sono la lidocaina, la prilocaina, la benzocaina, la tetracaina, la dibucaina.
È disponibile un gel a base di aliamidi, una sostanza anti-infiammatoria da applicare sul vestibolo vaginale. Gli studi clinici hanno dimostrato che queste molecole, somministrate in applicazioni topiche, riducono significativamente la degranulazione dei mastociti (cellule infiammatorie) presenti nella cute e nelle mucose. Così facendo, controllano l’eccessivo rilascio di sostanze ad azione infiammatoria, dolorifica e pruritogena.

L’utilizzo di creme e gel è mirato a conferire un sollievo dal dolore e dai fastidi della vulvodinia e si associa sempre alle terapie prescritte dal medico (farmaci e altri approcci medici e non): si applicano in piccole quantità sul vestibolo vaginale, vanno massaggiati e lasciati assorbire per qualche minuto.

gel contro la vulvodinia