Tra le opzioni a disposizione delle donne per tenere sotto controllo il dolore dovuto alla vulvodinia (dopo un’accurata diagnosi e la messa a punto di un adeguato protocollo terapeutico da parte di un’équipe di specialisti), c’è anche l’agopuntura. Rientra nelle terapie non farmacologiche che possono essere di beneficio nelle sindrome dolorose croniche. Come ha riportato uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista scientifica The Journal of Sexual Medicine più della metà delle donne con vulvodinia cercano approcci alternativi, non farmacologici, per il trattamento del loro disturbo. Queste cure possono essere di supporto a quelle farmacologiche e alla riabilitazione del pavimento pelvico. In alcuni casi vengono scelte al posto dei farmaci tradizionali, a seconda delle situazioni e delle scelte individuali. L’agopuntura, secondo lo studio, è scelta dal 27% delle donne.
Efficace contro il dolore
Secondo la medicina tradizionale cinese, l’agopuntura aiuta a stimolare il flusso energetico dell’organismo dove c’è un blocco, attraverso l’infissione di aghi metallici. I punti trattati variano in base alla persona e alle problematiche che questa presenta: a seconda dei casi, si va ad agire sia localmente e/o in maniera indiretta, pungendo determinati punti del corpo che, secondo i dettami della medicina cinese, svolgono una funzione precisa lungo i canali energetici dell’organismo.
Usata da sempre in Cina per affrontare diverse problematiche femminili (dall’irregolarità mestruale alla dismenorrea, ai disturbi legati alla menopausa), per il suo riconosciuto effetto analgesico l’agopuntura risulta utile in molti casi di dolore, come cefalea, dolori post-chirurgici, contratture, tensioni muscolari. Oltre ad agire sul dolore, favorisce l’equilibrio psicofisico complessivo e può essere dunque un valido aiuto nel caso della vulvodinia, che comporta un pesante corredo di vissuti psicologici come ansia, depressione, tristezza e sensi di colpa.
L’efficacia di questo metodo è stata testata per diversi tipi di dolore. L’agopuntura, stimolando i nocicettori cutanei specifici (neuroni dotati di sensibilità agli stimoli dolorifici) o direttamente le fibre nervose, determina alterazioni neurormonali, responsabili del blocco degli impulsi nervosi. Non esistono a oggi studi di controllo simulato specifici sulla vulvodinia. Alcuni singoli lavori sull’efficacia dell’agopuntura a gruppo singolo su donne affette da vulvodinia hanno dimostrato che, con un protocollo di 10 sedute durato cinque settimane, la percezione del dolore diminuisce e migliorano la qualità della vita, la salute sessuale e quella mentale. Secondo i risultati, questo programma potrebbe essere utile per ridurre l’intensità del dolore in generale e il dolore durante il rapporto e aumentare la funzione sessuale complessiva.
Un nuovo studio su vulvodinia e agopuntura
Ora, riprendendo lo stesso protocollo (13 aghi, 10 sessioni), è in corso una ricerca di fase 2 in doppio cieco, condotta su circa 200 donne, per confrontare gli effetti degli aghi penetranti o degli aghi placebo a contatto con la pelle sul dolore vulvare. I ricercatori ipotizzano che controllando i valori basali, ci saranno meno dolore vulvare statisticamente significativo e dispareunia e una migliore funzione sessuale nel gruppo dell’ago penetrante, rispetto al gruppo del placebo. Un altro obiettivo è monitorare l’andamento successivo del dolore per 12 settimane, per verificare quanto dura l’effetto dell’agopuntura. Questi risultati forniranno approfondimenti per guidare la ricerca futura sull’agopuntura iniziale e di mantenimento per la vulvodinia.
Chi è interessato può già sottoporsi a sedute di agopuntura, previa consultazione medica. Le controindicazioni generali sono rare. Le sedute durano circa un’ora: l’agopuntore posiziona gli aghi nei punti prescelti e li lascia in posizione per 20-30 minuti. Il trattamento è indolore, eccetto un lieve “pizzicotto” al momento dell’inserimento degli aghi. Questi ultimi, sottili come capelli, vengono introdotti nella cute a profondità variabili, ma non superano mai i due centimetri.
Il trattamento può essere effettuato solo da medici abilitati, in regime di libero professione, presso centri appositi o ambulatori privati. All’indirizzo amabonline.it è possibile consultare il Registro italiano dei medici agopuntori, sempre aggiornato. L’accesso non richiede l’impegnativa medica ma è consigliabile consultarsi prima con il proprio curante.