Secchezza vaginale, vulvodinia e altri disturbi intimi: il laser può essere una soluzione?  

Secchezza vaginale, dolore ai rapporti, vulvodinia. Ma anche lassità vaginale, con ridotta sensibilità durante i rapporti e disturbi urinari come urgenza minzionale, incontinenza urinaria e cistiti dopo i rapporti. Tutti problemi che annoverano diverse cause, tra cui gravidanze, parti naturali, sbalzi di peso, menopausa. Si tratta di condizioni fisiologiche che possono portare a un’alterazione delle pareti vaginali, che cominciano a perdere idratazione, elasticità e tono muscolare.

Si tratta di una serie eventi che rendono la vita difficile a molte donne, sia in età fertile che in età menopausale. Tra le tante opzioni terapeutiche a disposizione di chi ne soffre, c’è anche la laser terapia vaginale: tecnica mini invasiva che, in casi selezionati dallo specialista, può dare benefici immediati e risultati duraturi, alleviando i fastidi della secchezza vaginale e di altri disturbi intimi.

Laser terapia vaginale: i benefici

«L’acronimo laser sta per Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation», spiega Claudio Paganotti, ginecologo all’Istituto Clinico Città di Brescia, autore di La bellezza intima. Guida al benessere femminile (Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori). «Consiste in un leggero riscaldamento termico localizzato a livello della mucosa vaginale, che stimola sia i fibroblasti a produrre nuove fibre di collagene ed elastina, sia la rigenerazione di nuovi vasi sanguigni.

Come conseguenza, si ottiene un ispessimento della mucosa vaginale e quindi un miglioramento della lubrificazione e un ripristino dell’elasticità della parete vaginale, che va a migliorare il trofismo e il tono dei tessuti vaginali, consentendo un rapido sollievo da diversi disturbi intimi».

Laser terapia per la secchezza vaginale

L’indicazione alla laser terapia deve essere fornita dal medico in seguito al riscontro clinico di un’alterazione dei tessuti delle pareti vaginali, che può essere all’origine di diverse problematiche. «In caso di secchezza, il trattamento ha diversi vantaggi: aumentando lo spessore delle pareti vaginali, incrementa la lubrificazione e l’elasticità, normalizza il flusso sanguigno, riducendo anche prurito e bruciore», spiega lo specialista. «Aumenta inoltre la risposta del sistema immunitario nell’area vaginale, in quanto il nuovo tessuto generato è caratterizzato da una maggiore resistenza alle infezioni, grazie al mantenimento dei normali livelli di pH vaginale».

Laser terapia vaginale: le sedute

«Lo strumento laser è formato da un corpo, da cui si stacca un braccio articolato, sul quale possono essere applicati diversi manipoli, simili alla sonda dell’ecografia vaginale, in grado di convogliare il raggio laser nel canale della vagina», spiega il ginecologo. «Una seduta dura circa 20-30 minuti. Non prevede anestesia, ma solo in alcuni casi l’applicazione di una crema anestetica a livello vulvare e dell’introito vaginale. La sicurezza e il comfort della donna sono garantiti dall’utilizzo di speciali copri-sonda e occhiali protettivi. Il trattamento è indolore, sicuro e non richiede incisioni o punti di sutura. Per avere dei benefici si consiglia un ciclo di 3-4 sedute da ripetere a intervalli di 4-5 settimane».

Le indicazioni e gli eventuali limiti

Il laser con finalità rigenerative è usato da anni in dermatologia e cosmetologia. Gli studi clinici hanno dimostrato una buona efficacia a breve termine (3-6 mesi), mentre sono meno numerose le ricerche che valutano la possibile persistenza dei benefici a 12-24 mesi. È un’opzione da prendere in considerazione in base alla situazione specifica della donna e sempre nell’ambito di una terapia multilivello, che vagli tutte le alternative possibili, anche combinandole tra loro.

Può essere una strada percorribile, per esempio, in menopausa in caso di persistenza dei sintomi di secchezza e dolore vaginale nonostante la terapia ormonale locale o nei casi in cui quest’ultima non possa essere perseguita, per esempio per pregressi tumori ormono-dipendenti, come tumore alla mammella oppure quando la donna non desidera utilizzare ormoni locali.

Un corretto approccio diagnostico è fondamentale per escludere condizioni che potrebbero ridurre l’efficacia del laser, come per esempio un’eccessiva contrazione del muscolo elevatore dell’ano (ipertono pelvico), che circonda la vagina. Questa condizione è frequente per esempio nelle donne che non hanno avuto figli o che sono state sottoposte a un taglio cesareo, oppure quelle che hanno vaginiti e vulviti ricorrente, o ancora quelle che hanno subito in passato interventi chirurgici di tipo urologico per incontinenza urinaria. Questi casi richiedono un’attenta valutazione medica prima di accedere alla terapia laser vaginale.