Le terme possono essere una cura integrativa in caso di secchezza vaginale e in presenza di vulvodinia? La risposta è sì: studi scientifici ed esperienza clinica certificano l’efficacia delle cure termali nella prevenzione e nella cura del benessere intimo femminile. «Le acque termali sono a tutti gli effetti un farmaco naturale che, sulla base della composizione minerale che le caratterizza, svolgono diverse benefiche funzioni comprovate ormai da una più che consistente letteratura scientifica» spiega la dottoressa Mara Mascherpa, Medico Idrologo, Direttore Sanitario Terme di Riolo e di Riccione Terme.
Una benefica terapia naturale
Anche le problematiche che interessano l’area pelvica e genitale femminile possono trarre giovamento dall’impiego delle acque termali. «In particolare, la secchezza vaginale, che si correla spesso a una maggior suscettibilità alle infezioni, e il dolore pelvico cronico trovano nelle terapie termali un valido supporto tanto da poterle inserire, con efficacia e sicurezza, in un più ampio quadro di trattamento» spiega l’esperta. In questa ottica anche la vulvodinia, patologia complessa dall’eziologia multifattoriale, può trovare nelle terapie termali un efficace mezzo di prevenzione della sintomatologia dolorosa attraverso un miglior trofismo vulvovaginale.
Le acque più indicate
«Le acque termali più utilizzate nel trattamento delle patologie dell’apparato genitale sono quelle salsobromoiodiche e quelle sulfuree» spiega la dottoressa Mascherpa. «Le prime, contenenti alte concentrazioni di cloruro di sodio con iodio e bromo, hanno un’azione idratante, drenante, antisettica e antinfiammatoria; svolgono quindi un effetto benefico sul trofismo dei tessuti migliorando i disagi che la secchezza vaginale può comportare.
Le acque sulfuree, caratterizzate dalla presenza dell’idrogeno solforato in associazione con altri elementi quali solfati, calcio, magnesio, intervengono con efficacia sulle problematiche associate a secrezioni come nel caso della leucorrea da infezioni genitali ricorrenti. Entrambe le tipologie di acque, grazie a proprietà decongestionanti e antiflogistiche, aiutano a contenere il dolore cronico a livello vulvare e pelvico; le irrigazioni stimolano inoltre il microcircolo, migliorando l’irrorazione e ossigenazione delle mucose».
Le terapie proposte
Nei centri termali le acque vengono impiegate in diverse tipologie di cure, efficaci nel trattamento delle varie problematiche dell’apparato genitale femminile.
Le irrigazioni vaginali. «Eseguite da personale medico o paramedico, consistono nell’introduzione in vagina di acqua termale, con una temperatura attorno ai 37-38°, tramite una cannula sterile monouso» commenta la dottoressa Mascherpa. «L’irrigazione, eseguita con una pressione e un flusso adeguati e quindi assolutamente non dolorosa, viene protratta per 15/20 minuti in modo che la mucosa ne tragga massimo beneficio in termini di detersione, decongestione, idratazione e recupero del trofismo».
I bagni termali. «Le immersioni in acqua termale a 34-36°, della durata di 15/20 minuti, vengono in genere associate alle irrigazioni vaginali per potenziarne gli effetti» spiega l’esperta. «Oltre ad essere efficaci in caso di secchezza vaginale, hanno un benefico effetto in presenza di dolori pelvici cronici, sindromi dolorose mestruali e pre-mestruali nonché nell’alleviare la sensazione di pesantezza al basso ventre che può essere presente anche in quadri patologici complessi. In caso di vulvodinia i bagni possono essere di aiuto come trattamento anche non associati alle irrigazioni, alleviando l’irritazione e il dolore in zona vulvare».
Gli aerosol vaginali. «Hanno lo stesso meccanismo di azione delle irrigazioni ma con una differenza: l’introduzione in vagina di acqua termale aerosolizzata grazie a speciali apparecchi risulta più delicata e quindi meglio tollerata da chi prova fastidio o dolore in sede vaginale come può succedere in caso di vaginosi» spiega la dottoressa Mascherpa.
Fanghi termali. «Applicati tiepidi nell’area pelvica hanno un’azione antinfiammatoria, miorilassante e calmante che può essere d’aiuto nell’alleviare il dolore cronico» spiega la dottoressa Mascherpa.
Il programma di cure alle terme
«Le cure proposte nei centri termali per intervenire sulle problematiche dell’apparato genitale femminile si articolano in un ciclo di 12 trattamenti che, per dare massimo effetto, dovrebbero essere programmati quotidianamente oppure a giorni alterni» precisa l’esperta. «Il Servizio Sanitario Nazionale offre la possibilità di effettuare un ciclo di cure all’anno in convenzione, dietro esclusivo pagamento del ticket purché la cura venga prescritta dal proprio medico di base o specialista convenzionato. Può essere comunque utile, per potenziare i risultati e mantenerli nel tempo, programmare anche un secondo ciclo di cure che risulta in questo caso tutto a carico del paziente salvo i casi previsti dalla normativa vigente».