Efficace, sicura, adatta sia alle donne giovani che a quelle in menopausa. La radiofrequenza è un’opzione terapeutica molto interessante per chi soffre di atrofia vulvo-vaginale e conseguente secchezza. «Si tratta di una condizione complessa, di cui soffrono soprattutto le donne in menopausa», spiega Raffaela Di Pace, ginecologa e sessuologa di Humanitas per lei e responsabile dell’Ambulatorio vulvodinia e radiofrequenza presso Humanitas San Pio X di Milano.

«La causa è essenzialmente riconducibile al calo di estrogeni che determina importanti cambiamenti nei tessuti influendo sulle mucose, assottigliandole e riducendo le secrezioni, e sul tessuto sottomucoso, con una riduzione nella produzione di collagene ed elastina. Questi cambiamenti provocano una degenerazione dei tessuti, che perdono tono ed elasticità e si assottigliano, causando sintomi che vanno dalla secchezza al dolore durante i rapporti. Succede anche in caso di menopausa chirurgica o iatrogena, ovvero indotta dai farmaci usati per il trattamento di alcuni tipi di tumore, o in seguito a un parto vaginale».
Radiofrequenza: come funziona
La radiofrequenza quadripolare dinamica si avvale di uno speciale dispositivo che utilizza onde a energia termica, in grado di aumentare la permeabilità delle membrane cellulari, rigenerando il tessuto interessato in modo mirato, senza intaccare le aree circostanti. In questo modo, si favorisce l’incremento dell’idratazione, la riattivazione del microcircolo, la stimolazione cellulare alla produzione di collagene ed elastina e si alleviano i sintomi associati alla secchezza.
A questo proposito uno studio clinico condotto a Tehran, in Iran, nel 2022-2023, su 52 donne con sintomi di atrofia vulvo-vaginale, ha rilevato un impatto positivo della radiofrequenza sul desiderio sessuale e sul raggiungimento dell’orgasmo. Secondo i ricercatori, il trattamento potrebbe diminuire la secchezza durante il rapporto, ridurre la necessità di utilizzare un gel lubrificante e incidere positivamente anche sull’incontinenza urinaria, riducendo le perdite di urina e migliorando complessivamente la qualità di vita.
Come avviene il trattamento
Sulla base dell’indicazione del ginecologo, il trattamento può essere eseguito anche da un’ostetrica. «Durante la seduta, che dura solo 20 minuti ed è totalmente indolore, il manipolo viene passato sulla vulva poi , attraverso una sonda interna, in vagina», spiega la specialista. «Il trattamento è assolutamente indolore. Si può avvertire un lieve calore, controllato da un software collegato al manipolo. Non è necessaria alcuna anestesia né creme locali. Un ciclo completo prevede quattro sedute bisettimanali da ripetere per due mesi: si può ripetere ogni qual volta sia utile, tenendo conto che i risultati durano almeno un anno. La risposta al trattamento è molto soggettiva.
Radiofrequenza: quando è indicata
«La radiofrequenza è consigliata per tutti i casi di atrofia, in quanto il suo meccanismo di azione è estremamente efficace e sicuro», prosegue la ginecologa. «Si può usare in caso di secchezza e atrofia in pre-menopausa, per esempio per problemi legati alla assunzione di pillole a basso dosaggio, dopo un parto, dopo la menopausa, ma anche in donne che presentano controindicazioni alle terapie topiche con ormoni, come le pazienti oncologiche.
Può essere anche associata ad altre terapie per l’atrofia vulvo-vaginale, come quelle locali, mirate a migliorare l’elasticità e la compattezza del canale vaginale, stimolando la produzione di collagene ed elastina. Esistono sostanze bioattive dall’efficacia comprovata come l’acido ialuronico, naturalmente presente nei tessuti vulvo-vaginali, negli strati più profondi epiteliali e subepiteliali di vagina e vulva».
«Nessuna controindicazione, salvo le infezioni in atto al momento del trattamento, che va posticipato dopo la risoluzione. Sarebbe meglio non eseguirlo in caso di infezione da Papilloma virus o di alterazioni del Pap test, perché mancano dati di sicurezza in questo ambito». Secondo alcune ricerche, infine, la radiofrequenza potrebbe essere utile anche in caso di vulvodinia grave, che non risponde ai trattamenti.
«In ogni caso, recuperare l’elasticità vaginale è una necessità per la donna, perché questa condizione impatta pesantemente sulla qualità della vita e sul benessere sessuale a tutte le età», conclude la dottoressa Di Pace. «Oggi per fortuna la cura dell’atrofia vulvo-vaginale si avvale di diverse possibilità: la combinazione di diversi approcci permette di ottenere benefici migliori e duraturi nel tempo. In alcune situazioni come la menopausa, tuttavia, la terapia va protratta nel tempo perché una sua interruzione comporterebbe la ripresa del sintomi. Poter quindi utilizzare terapie multiple, in contemporanea o in successione, è un grande vantaggio».