C’è un’idea diffusa, e non per questo corretta, che interpreta gli esercizi di Kegel come una “manna” per chiunque soffra di disturbi del pavimento pelvico. Come sempre però le generalizzazioni non funzionano quando si vanno ad osservare da vicino le singole problematiche. «Nel caso della vulvodinia, ad esempio, i classici esercizi di Kegel rischiano di fare più male che bene» precisa il dottor Riccardo Giordano Buono, Personal Trainer & Fitness Nutritionist presso Mindful Beauty Experience a Milano».
Esercizi di Kegel, utili ma non sempre
La spiegazione è semplice ma meglio procedere per gradi. Gli esercizi di Kegel prendono il nome dal ginecologo statunitense che li mise a punto con lo scopo di rafforzare i muscoli pelvici dopo il parto e tenere sotto controllo i primi sintomi dell’incontinenza urinaria. Obiettivo dei movimenti messi a punto da Kegel è quindi quello di restituire tono a un pavimento pelvico che per varie ragioni può averlo perso.
Ma tra tono e ipertono esiste una differenza. Non a caso un altro ginecologo statunitense ha definito con il termine di “dispaurenia di Kegel” la problematica dolorosa che può comparire durante i rapporti legata proprio a un ipertono del pavimento pelvico. Una situazione che si può riscontrare soprattutto in donne giovani che non hanno partorito per via vaginale e che, avendo già da un buon tono dei muscoli pelvici, rischiano di potenziarli all’eccesso proprio per via di sedute ripetute di esercizi di Kegel, a volte anche eseguiti in maniera non corretta.
In presenza di ipertono
Un ipertono del pavimento pelvico dà vita a una sintomatologia dolorosa andando anche a interferire con altre funzioni come la minzione e la defecazione. Impedisce inoltre al diaframma di muoversi correttamente rendendo la respirazione più veloce e meno profonda. «Proprio in questo sta il punto della questione» spiega l’esperto.
«Gli esercizi di Kegel sono un supporto prezioso quando si presenta la necessità di rafforzare il pavimento pelvico. Le donne che soffrono di vulvodinia presentano invece in genere un ipertono dell’area: ecco allora che più che contrarre e potenziare occorre distendere e rilassare». Non a caso anche per quanto riguarda il movimento in presenza di vulvodinia si sconsigliano tutte quelle attività che, per quanto dolci come il Pilates, possono predisporre all’ipertono.
Kegel Reverse per rilassare
«Entrano quindi in gioco gli esercizi di Kegel Reverse» commenta Buono. «Conosciuti anche come esercizi per il rilassamento pelvico, sono una variante degli esercizi di Kegel tradizionali: mentre gli esercizi classici, infatti, mirano a contrarre e sollevare i muscoli del pavimento pelvico, quelli di Kegel Reverse si concentrano sul rilassamento e la distensione di questi stessi muscoli.
Gli esercizi in sostanza sono gli stessi ma a cambiare sono i tempi delle due fasi, quella della contrazione che nei Kegel Reverse è molto breve, e quella del rilassamento che al contrario è più lunga rispetto ai Kegel classici».
Questi i benefici, come illustra l’esperto.
1) Riduzione della tensione: gli esercizi di Kegel Reverse aiutano a ridurre la tensione nel pavimento pelvico con una conseguente diminuzione nella frequenza degli spasmi muscoli e della condizione di dolore che accompagna l’ipertono.
2) Miglioramento della flessibilità: la pratica regolare degli esercizi di Kegel Reverse riesce a migliorare la flessibilità e la mobilità dei muscoli pelvici, contribuendo a una migliore funzionalità del pavimento pelvico nel suo complesso. Con riflessi positivi in caso di vulvodinia.
3) Sostegno posturale: un pavimento pelvico flessibile aiuta a migliorare la postura corporea e a prevenire il mal di schiena, fornendo un supporto stabile alla colonna vertebrale. Questo può apparentemente non avere un rapporto diretto con la vulvodinia ma incide comunque sul benessere generale della persona.
Kegel Reverse: l’importanza della guida
Quando si soffre di vulvodinia il fai da te è sempre un azzardo. «Anche per quanto riguarda gli esercizi di Kegel Reverse il consiglio è quindi quello che rivolgersi a un professionista per imparare la tecnica dei movimenti che, per quanto semplici possano sembrare, necessitano di essere eseguiti in maniera corretta perché possano dar frutto e non fare male» spiega l’esperto.
È stato dimostrato infatti che con le sole indicazioni verbali o scritte il 50% delle persone esegue i movimenti in maniera scorretta. «La figura del professionista è basilare innanzitutto perché la donna, prima ancora di fare gli esercizi, entri in confidenza con la muscolatura pelvica di cui spesso non ha coscienza» spiega Buono.
«Il passo successivo è riuscire a cogliere la differenza tra gli esercizi di Kegel classici e quelli Reverse che sta appunto nel differente spazio dato alla fase di rilassamento rispetto a quella di contrazione. Una volta imparati i movimenti si può procedere da soli tenendo sempre conto che un appuntamento periodico con il professionista resta importante per una valutazione globale della situazione».