La vulvodinia, con il carico di dolore cronico che spesso comporta, rischia di rendere difficoltoso anche quello che per la maggior parte delle donne non solo è semplice ma anche piacevole. È il caso dell’attività fisica che spesso finisce per essere evitata da chi soffre di questo disturbo per paura che possa peggiorare i sintomi.
Non ci sono preclusioni all’attività fisica
«In realtà l’attività fisica non è assolutamente preclusa alle donne che accusano un disturbo nell’area pelvica come la vulvodinia» spiega la dottoressa Chiara Fazzini, laureata in scienze motorie e founder di CFTRAININGS. «Al contrario il movimento può portare notevoli benefici in termini di equilibrio-psicofisico da cui trae vantaggio l’intero organismo: stimola la produzione di endorfine, una sorta di anestetico naturale capace di regalare benessere e buonumore, allenta lo stress e la tensione, attiva il sistema circolatorio, migliora l’apporto di ossigeno ai tessuti e alla pelvi con un leggero effetto di riduzione del dolore.
Non si tratta quindi di escludere l’attività fisica dalla propria vita, se non nei momenti di maggior sofferenza fisica, ma di scegliere con particolare attenzione quale praticare». E naturalmente quello che conta in primis è nel momento in cui si decide di fare sport è affidarsi al parere e al consiglio del ginecologo che dovrebbe sempre prendere in carico la vulvodinia a 360°, offrendo supporto in tutti gli ambiti della vita quotidiana che, proprio a causa del dolore, possono risultare problematici.
Cosa è meglio evitare
«Fermo restando che ogni persona è sempre un caso da valutare singolarmente, in linea generale in presenza di vulvodinia è importante evitare ogni attività fisica che potrebbe accentuare i sintomi» spiega l’esperta. «Si parla quindi innanzitutto di quelle che determinano una compressione della zona genitale e in particolare del nervo pudendo come la bicicletta, la cyclette anche in acqua, lo spinning e l’equitazione. Ma non solo. Occorre infatti fare attenzione a tutte le attività che possono aumentare il tono del pavimento pelvico come il pilates o particolari tipi di yoga.
Il consiglio generale è comunque quello di preferire l’attività fisica a basso impatto: in sostanza meglio la camminata a passo sostenuto che la corsa, e via libera al nuoto». Il buon senso aiuta sempre: attività troppo intense o praticate quasi fino allo sfinimento non fanno altro che creare una condizione di stress che si ripercuote in maniera negativa sull’intero organismo.
Il ruolo dei professionisti
Se il ginecologo è il primo punto di riferimento per chi soffre di vulvodinia, ci sono altre figure che possono essere di supporto. «Il fai da te, il sentito dire, il consigliato da un’amica hanno poco valore in generale ma nel caso della vulvodinia possono addirittura fare danni peggiorando la sintomatologia dolorosa» spiega l’esperta.
«Servono quindi professionisti del movimento che abbiano conoscenza del problema ma anche fisioterapisti specializzati in pavimento pelvico che hanno il compito fondamentale di stendere un programma di attività fisica personalizzato sui bisogni ma anche sulle preferenze, sulle capacità, sugli obiettivi che si desidera raggiungere».
Il corpo parla
«Al di là di divieti e suggerimenti, è importante sottolineare come sia fondamentale, sempre e in modo particolare quando si soffre di vulvodinia, ascoltare il proprio corpo» commenta l’esperta. «Qualsiasi segnale di disagio, o a maggior ragione di dolore, deve suggerire di smettere immediatamente con l’attività che si sta praticando. Insistere sperando che la situazione cambi non fa che peggiorarla.
Il che non vuol dire comunque che non si possa trovare un’altra attività fisica che non provochi dolore ma al contrario aiuti a sentirsi meglio. È importante infatti provarne diverse e capire, leggendo attentamente i segnali che il corpo manda, quale risulta più congeniale».
Ancora una volta torna in gioco la professionalità degli operatori: se lo yoga è l’attività fisica che si preferisce perché rilassa il fisico e insieme la mente, sarà compito dell’insegnante valutare come procedere nel caso di una donna che soffre di vulvodinia. Così come del resto neppure la bicicletta o la cyclette sono del tutto precluse, se non nei momenti di maggior sofferenza, se si adottano determinate accortezze come scegliere un sellino adatto e alzarsi spesso sui pedali.
«Il corpo parla e ascoltarlo aiuta a capire quello che si può e non si può fare, quando è bene fermarsi, quando è opportuno passare ad altro» conclude l’esperta.