C’è una sostanza di origine naturale che ha tutte le caratteristiche per essere un’arma efficace contro la vulvodinia. Si chiama spermidina ed è una piccola molecola, esattamente una poliammina biogena, che viene prodotta dall’organismo ed è presente in tutte le cellule del corpo. Si trova in natura in molti organismi, compresi batteri, piante, animali. Il suo nome è dovuto al fatto che fu isolata per la prima volta proprio nello sperma umano.
È coinvolta in una varietà di processi biologici, tra cui la regolazione della crescita cellulare, la stabilizzazione del DNA e la protezione delle cellule dall’ossidazione. La spermidina ha attirato l’interesse della comunità scientifica per il suo potenziale ruolo nella promozione della longevità e nella protezione contro alcune malattie legate all’invecchiamento. Alcuni studi preliminari hanno suggerito che l’assunzione di spermidina tramite la dieta potrebbe avere effetti benefici sulla salute, anche se ulteriori ricerche sono necessarie per confermare questi risultati e comprendere appieno il suo meccanismo d’azione.
Spermidina: come agisce
Ma cosa c’entra questa sostanza con la vulvodinia? Già nel 2013 uno studio italiano ha dimostrato, in vitro, l’azione trofica sui tessuti femminili quando rilasciata in complessi supramolecolari (SMC), quindi associata a molecole più grandi, come quelle che formano l‘acido ialuronico. I ricercatori hanno concluso che i SMC di spermidina possono stimolare il rimodellamento dei tessuti molli, poiché questa sostanza ha dimostrato di avere un ruolo chiave come regolatore del ciclo cellulare e nell’equilibrio, nella proliferazione e nella riparazione dei tessuti.
Uno studio pilota
Da queste premesse, in tempi recenti è stato condotto dal Professor Filippo Murina responsabile del Servizio di patologia del tratto genitale inferiore dell’Ospedale Universitario Vittore Buzzi di Milano in collaborazione con Carlo Ghisalberti, farmacologo, un primo studio pilota sugli effetti della spermidina applicata localmente in pazienti affette da vestibulodinia, il sottotipo più frequente di vulvodina (circa l’80% dei casi) e che è caratterizzato da dolore, bruciore e disagio al vestibolo vulvare.
La popolazione dello studio ha incluso pazienti con vestibulodinia che hanno soddisfatto i seguenti criteri di inclusione:
-donne di almeno 18 anni di età e prima della menopausa (assenza di mestruazioni da 12 mesi);
-esperienza di dolore provocato da moderato a grave (minimo di 5/10 su una scala numerica in almeno il 90% di tentativi di rapporto sessuale);
–dolore spontaneo limitato al vestibolo durante il rapporto vaginale e durante diverse attività che causano pressione (come indossare inserimento di un tampone, indossare jeans o pantaloni attillati, praticare ciclismo, equitazione).
-La presenza di vestibulodinia da almeno 6 mesi e diagnosticata secondo un protocollo di visita ginecologica standardizzato era un requisito indispensabile per l’arruolamento.
Le pazienti sono state sottoposte a valutazione ginecologica per escludere eventuali patologie vulvovaginali ed è stato eseguito un test del tampone (swab test), quantificato da un punteggio 0-3 (0 = negativo; 1 = debolmente positivo; 2 = positivo; 3 = fortemente positivo).
In base a questi criteri sono state arruolate 26 pazienti, divise in due gruppi. Ad uno è stata somministrata spermidina in gel con acido ialuronico a basso e alto peso molecolare. Il gel (Ubi1) era a bassa viscosità. Un secondo gruppo di pazienti ha invece utilizzato un gel (Ubi2) ad alta viscosità, con un rapporto spermidina/acido ialuronico (ad alto peso molecolare) più elevato.
Alle donne è stato chiesto di applicare una quantità di gel di circa 2 ml sulla zona vestibolare 3 volte a settimana per 4 settimane, successivamente due volte a settimana per le 4 settimane successive. Lo studio è stato condotto seguendo una randomizzazione in doppio cieco, perciò né le pazienti né gli sperimentatori erano al corrente di quale tipo di gel usasse ogni singola donna.
Gli endpoint, ovvero gli obiettivi primari dello studio, erano:
– il dolore e il bruciore vestibolari, misurati con una scala analogica visuale (VAS) da 0 (assenza di dolore) a 10 (il peggior dolore possibile);
– la dispareunia, misurata con la scala di Marinoff: livello 0 (assenza di dolore); livello I (un dolore fastidioso che però non impedisce il rapporto sessuale); livello II (un dolore che impedisce frequentemente il rapporto); livello III (un dolore che impedisce sempre il rapporto).
Questi, in sintesi, i risultati:
nel gruppo 1, l’intensità del dolore è migliorata del 46% e la percentuale di miglioramento della dispareunia è stata del 27%. Nel gruppo 2, l’intensità del dolore è migliorata del 76% e la percentuale di miglioramento della dispareunia è stata del 50%.
I risultati nettamente migliori del gruppo 2 sono dovuti alla dose maggiore di spermidina e alla viscosità del gel più elevata, oltre a un’applicazione locale più efficace.
Infatti le pazienti di questo gruppo hanno testimoniato una migliore applicabilità del gel ad alto dosaggio, la cui maggiore viscosità è abbinata anche a un breve tempo di asciugatura (da 3 a 4 minuti). Questa formulazione ha permesso alla spermidina di agire sui tessuti per un periodo più lungo, con una riduzione del dolore vulvare e sessuale.
I dati raccolti da questo studio hanno dimostrato che le pazienti con vestibulodinia trattate con spermidina hanno ottenuto miglioramenti significativi nel dolore e nella dispareunia probabilmente per un miglioramento del trofismo del vestibolo vulvare.
Questi risultati sono preliminari ma significativi e aprono la strada ad ulteriori ricerche su una popolazione più ampia. La spermidina si candida quindi a diventare un’alleata importante’ nella terapia multidisciplinare della vulvodinia.