Secchezza vaginale: quali rimedi?

Secchezza vaginale

La secchezza vaginale è un problema più diffuso di quanto si creda. Rientra in una condizione più complessa, l’atrofia vulvo-vaginale, e non riguarda solo le donne in menopausa ma può colpire, anche temporaneamente, pure le donne in età fertile. Benché i presidi terapeutici a disposizione siano diversi, non è sempre facile trovare il rimedio più adatto. Per questo è fondamentale rivolgersi allo specialista che può indirizzare verso il protocollo di cure più adeguato, a seconda della situazione, dell’età e dell’eventuale presenza di sintomi associati, come prurito, bruciore, dolore vulvare, cistiti o vaginiti ricorrenti.

I rimedi topici per la secchezza vaginale

Creme e gel lubrificanti ed emollienti

Per tutte le donne, anche quelle giovani e/o in età fertile, sono disponibili rimedi locali come creme o gel, sicuri e senza effetti collaterali, che svolgono un’efficace azione lubrificante, idratante ed emolliente se applicati regolarmente e/o prima dei rapporti sessuali.

Secondo alcuni studi, questi preparati sono utili nell’alleviare il disagio e il dolore delle donne durante i rapporti sessuali in caso di secchezza vaginale lieve o moderata e sono indicate in particolare per coloro che presentano controindicazioni all’uso di estrogeni o scelgono di non assumerli.

Una delle formulazioni più efficaci è un gel a base di acido ialuronico e spermidina. L’acido ialuronico è un glicosamminoglicano naturale, cioè un composto costituito da una catena di zuccheri (polisaccaride) che interagisce con numerose molecole d’acqua formando gel idrosolubili in grado di regalare ai tessuti cutanei un elevato grado di idratazione. Grazie alle proprietà umettanti e di stimolazione dell’equilibrio della matrice cellulare, contrasta le alterazioni che avvengono a livello della mucosa vaginale, tra cui la secchezza.

I risultati evidenziano un miglioramento significativo dei parametri relativi ai sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale (secchezza, prurito, dispareunia, incontinenza urinaria). La spermidina dal canto suo è efficace nel trattamento dell’atrofia perché migliora lo spessore e l’elasticità dei tessuti vaginali con effetto estrogeno-simile. Inoltre, in presenza di dolore vulvare, può modulare la risposta infiammatoria riducendo la produzione di citochine pro-infiammatorie.

Terapia ormonale in creme, ovuli o anelli

Si preferisce optare per un trattamento ormonale locale quando, per esempio, la secchezza vaginale è l’unico sintomo riportato dalla donna in menopausa e quindi una cura sistemica non è strettamente necessaria, oppure se quest’ultima è controindicata per le ragioni già indicate. «La cura consiste nell’applicazione locale, a livello vaginale e vulvare, di compresse, ovuli o creme, oppure nell’inserimento di un anello contenente gli attivi prescritti dal medico», prosegue la ginecologa.

«Esistono diverse formulazioni: una delle più recenti è a base di deidroepiandrosterone (DHEA) in ovuli vaginali, efficace sul fronte sia della secchezza vaginale che del dolore vulvo-vaginale, agendo direttamente sui tessuti con effetti combinati, di tipo sia androgenico che estrogenico».

Tra gli altri rimedi per la secchezza vaginale, c’è anche una pomata a base di testosterone all’1 o 2%, da applicare solo sui genitali esterni. «A livello genitale, il testosterone stimola la produzione di collagene, elastina e mucopolisaccaridi da parte dei fibroblasti, aumenta il trofismo del tessuto vulvare e migliora il piacere e la risposta sessuale», spiega la specialista. «La pomata deve essere preparata dal farmacista dietro prescrizione medica, va applicata sui genitali esterni in uno strato molto sottile e manifesta i primi benefici dopo due o tre mesi di utilizzo continuativo».

Le terapie orali per la secchezza vaginale

Terapia ormonale sostitutiva

In caso di secchezza vaginale in menopausa (la situazione più comune), quando questo disturbo è associato ad altri tipici della menopausa, come le vampate di calore, la prima scelta è costituita dalla terapia ormonale sostitutiva sistemica, cioè da farmaci a base di ormoni da assumere per bocca o applicare sulla pelle tramite un cerotto.

«A livello vulvo-vaginale, l’assunzione per via orale o transdermica di ormoni (oltre ad attenuare tutti i sintomi correlati alla menopausa) ha un’azione diretta perché aiuta a ripristinare il pH vaginale e ad aumentare la lubrificazione, attenuando la secchezza», spiega Monica Costantini, ginecologa.

Terapia per bocca simil-estrogenica

Per chi non vuole o non può assumere terapie ormonali per bocca (per esempio in caso di come una sospetta patologia estrogeno-dipendente come tumore della mammella o dell’utero, iperplasia dell’endometrio, malattie cardiache o cerebrovascolari come infarto o ictus, tromboembolia venosa, malattie a carico del fegato, ipersensibilità alle terapie ormonali), uno degli attivi più efficaci è ospemifene, un modulatore selettivo del recettore estrogenico.

«Ha un’attività simil-estrogenica a livello di vulva e vagina, senza però stimolare la crescita dell’endometrio e senza effetti sulla mammella, perché agisce su recettori diversi», spiega l’esperta. «Si prende per bocca, una volta al giorno, in modo continuativo. La via di assunzione orale e la sua azione simil-ormonale lo rendono unico nel trattamento dell’atrofia vulvo-vaginale». Secondo gli studi, agisce sull’epitelio vaginale, aumentando la lubrificazione e lo spessore della mucosa, riducendo il pH e migliorando il trofismo e l’elasticità dei tessuti.

I trattamenti con apparecchi medicali

Laser

In casi selezionati, sono disponibili anche approcci rigenerativi e di terapia fisica mini invasivi sviluppati nell’ambito della medicina estetica, come laser o radiofrequenza, che utilizzano il calore per rigenerare i tessuti, migliorare l’elasticità e la vascolarizzazione. «Il laser è indicato in caso di persistenza di secchezza vaginale e dolore, nonostante la terapia ormonale locale, o se questa è controindicata o non desiderata dalla donna», specifica Costantini.

«Ha il vantaggio di agire in modo molto mirato, mediante un riscaldamento termico che va a stimolare i fibroblasti a produrre nuovo collagene, rafforza e ispessisce le pareti vaginali e incrementa la lubrificazione e l’idratazione della mucosa. Il trattamento non è invasivo né doloroso: si esegue in ambulatorio e dura circa 30 minuti, senza anestesia (può essere applicata una crema anestetica), incisioni né punti di sutura. Gli studi dimostrano benefici riscontrabili dai tre ai sei mesi di distanza ottenibili con un ciclo di tre o quattro sedute, a intervalli di tre o quattro settimane. Tuttavia, mancano ancora dati sull’efficacia a lungo termine».

Radiofrequenza

Come il laser, la radiofrequenza è una tecnica non invasiva ed efficace contro la secchezza vaginale perché sfrutta l’azione del calore per favorire la rigenerazione cellulare dei tessuti. Inoltre, può essere usata per veicolare dei principi funzionali, come l’acido ialuronico, utili per il trattamento della secchezza vaginale, direttamente nei tessuti vulvari, aumentandone l’assorbimento e quindi l’efficacia terapeutica. La seduta è rapida (circa 20 minuti) e indolore, non richiede anestesia e può provocare solo un temporaneo fastidio. Sono raccomandate almeno quattro sedute, a distanza di 15 giorni l’una dall’altra. Le controindicazioni riguardano le donne con tumori ginecologici e urologici per la mancanza di studi in questo ambito.

Caressflow

Un’altra opzione per contrastare la secchezza vaginale è costituita dal Caressflow, una metodica usata con successo per curare diverse patologie intime. «Consiste nell’insufflazione, a livello vulvo-vaginale, di due elementi naturali: ossigeno molecolare ad alta concentrazione e acido ialuronico», conclude la dottoressa. «Anche questa, come le terapie fisiche precedenti, è sicura e senza rischi, non ha controindicazioni né effetti collaterali. Si fanno 5 sedute di soli 15 minuti ciascuna, una a settimana, con lo scopo di aumentare la vascolarizzazione periferica dei tessuti vulvari e vaginali e, di conseguenza, favorire e potenziare l’assorbimento topico dell’acido ialuronico. I risultati sono visibili già dalla prima seduta».