Francesca, 61 anni
Non solo donne in età fertile. La vulvodinia spesso si manifesta per la prima volta in menopausa, complici la secchezza e la trofia dei tessuti. Ma non per questo bisogna rinunciare a combattere.
Francesca, quando hai iniziato a notare i primi segnali della menopausa e come si sono evoluti nel tempo?
Tutto è iniziato intorno ai 53 anni, quando ho notato che le mestruazioni stavano diventando irregolari. Poi sono arrivate le vampate di calore, le notti insonni per il sudore, e un’irritabilità che mi faceva scattare per niente. Ho pensato: “Ok, è la menopausa, ci sta”. Ma c’era anche una secchezza vaginale che rendeva i rapporti con mio marito sempre più difficili. All’inizio ho attribuito tutto agli squilibri ormonali e ho provato delle creme idratanti da banco, poi la mia ginecologa mi ha prescritto una terapia ormonale sostitutiva leggera. Sembrava funzionare, ma dopo circa un anno è iniziato un problema nuovo.
Di che problema si trattava?
Un bruciore costante alla vulva, come se la pelle fosse sempre infiammata. Era insopportabile: sedermi a lungo era una tortura, indossare biancheria stretta mi provocava fitte, e i rapporti intimi erano diventati impossibili. Mi sentivo frustrata, come se il mio corpo mi stesse tradendo. Non capivo cosa fosse: un’infezione? Un’allergia? Ho fatto mille esami – analisi delle urine, tamponi, ecografie – ma risultava tutto negativo. Ho consultato almeno quattro ginecologi. Mi dicevano: “Non c’è niente, forse è stress”. Ma io sapevo che non era solo nella mia testa.
E come sei arrivata a scoprire che si trattava di vulvodinia?
È stato un percorso lungo. Ho passato mesi a cercare risposte online, leggendo forum di donne con esperienze simili. È lì che ho trovato il termine “vulvodinia”, un dolore cronico alla vulva senza una causa evidente. Ho letto che spesso è legata ai cambiamenti ormonali, come quelli della menopausa, perché la diminuzione degli estrogeni può rendere i tessuti vulvari più fragili e inclini a infiammazioni. Finalmente, consigliandomi con le iscritte al forum, ho trovato una ginecologa specializzata in dolore pelvico che mi ha confermato la diagnosi. Mi ha spiegato che non è una condizione “immaginaria”, ma reale, anche se spesso non viene riconosciuta perché non si vede negli esami standard.
Che tipo di trattamenti hai seguito per gestire il dolore?
Abbiamo iniziato con creme a base di estrogeni locali per idratare i tessuti, poi antinfiammatori topici per calmare il bruciore. Ho fatto anche fisioterapia pelvica per rilassare i muscoli tesi, che contribuivano al dolore. Ho anche provato terapie complementari come l’agopuntura e la mindfulness per gestire l’aspetto emotivo, perché il dolore cronico ti sfinisce mentalmente. È stato un percorso di tentativi, non c’è una cura unica.
Ora seguo una routine quotidiana: oltre alle creme lenitive e idratanti uso solo biancheria in cotone, evito cibi irritanti come caffè o spezie, e faccio yoga per ridurre lo stress e gli esercizi per il pavimento pelvico consigliati dal fisioterapista. Per i momenti più critici la ginecologa mi ha prescritto ovuli di diazepam, ma finora ho cercato di gestire il dolore con riposo e impacchi di calore.
Come ha influito questa condizione sulla tua vita personale, in particolare sul rapporto con tuo marito?
È stata dura. Parlare con mio marito è stato difficile: ammettere che l’intimità era diventata un tabù mi faceva sentire in colpa. Ma lui è stato paziente. Abbiamo dovuto imparare a comunicare di più e trovare modi alternativi per stare vicini, senza pressione. È stato un lavoro di squadra, e questo ci ha aiutati a rafforzare il nostro legame, anche se in modo diverso.
Oggi come stai? E che consiglio daresti a chi sta affrontando una situazione simile?
Non sono guarita al 100%, ma sto molto meglio. Il dolore è gestibile, e ho imparato ad ascoltare il mio corpo. Ho trovato supporto anche in un gruppo online di donne in menopausa con problemi simili, e questo mi ha aiutata a non sentirmi sola. Il mio consiglio? Non isolatevi. Cercate un medico specializzato in dolore pelvico, non accontentatevi di risposte come “è solo stress”. Parlate apertamente, anche se è imbarazzante. La menopausa è una fase della vita, non una fine, e condizioni come la vulvodinia si possono affrontare. C’è speranza, davvero.