Può uno psicofarmaco come il diazepam essere applicato localmente per trattare il dolore della vulvodinia e quali possono essere i benefici? È quanto si sono chiesti gli autori di uno studio tutto italiano, condotto dall’équipe del dottor Filippo Murina, responsabile del Servizio di patologia vulvare dell’Ospedale V. Buzzi di Milano, e pubblicato su European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology.
Cos’è il diazepam e quando viene usato
Il lavoro si è concentrato sul principio attivo diazepam, uno psicofarmaco appartenente alla classe delle benzodiazepine, molecole usate principalmente con finalità ansiolitiche, sedative e ipnoinducenti (per favorire il sonno), disponibile in varie formulazioni: compresse, capsule o gocce da assumere per bocca, ma può essere assunto anche per via endovenosa, intramuscolare o locale (rettale, per esempio). Le indicazioni terapeutiche variano in funzione della forma farmaceutica : nel caso della vulvodinia, vantando il diazepam anche proprietà muscolo-rilassanti, si è voluto analizzare il profilo di efficacia di una formulazione in compresse da inserire in vagina.
Tens e diazepam: sì alla terapia combinata
Lo studio si è focalizzato sull’approccio combinato di Tens (elettrostimolazione trans-mucosa del nervo), una metodica terapeutica di applicazione di correnti elettriche a basso voltaggio attraverso la cute tramite l’utilizzo di elettrodi, con un trattamento endovaginale con diazepam in capsule dure di 60 giorni (a eccezione della fase mestruale). Lo scopo è stato valutare l’efficacia terapeutica della combinazione di questi due presidi terapeutici, sulla riduzione della sintomatologia tipica della vulvodinia localizzata al vestibolo vaginale: bruciore, dolore vulvare e dispareunia (dolore nei rapporti sessuali).
L’efficacia della Tens nel trattamento del dolore è già nota, in quanto ampiamente documentata da più di 600 pubblicazioni scientifiche: nel caso della vulvodinia, sappiamo che va ad agire sulla percezione del dolore in sede vestibolare. Due studi, uno condotto nel 2008 e l’altro nel 2013, condotti dalla stessa équipe medica, hanno dimostrato un’efficacia della tecnica pari al 70% circa.
Sui benefici del diazepam vaginale, invece, le ricerche non sono ancora numerose. «Sulla base di questo e di altri studi favorevoli, si sta facendo strada nella pratica clinica l’uso del diazapam vaginale da 5 mg associato all’elettrostimolazione o alla terapia riabilitativa», commenta Monica Costantini, ginecologa. «Questo approccio è efficace perché sfrutta l’azione miorilassante del farmaco, efficace su sintomi come l’ipertono del perineo, ed è in grado di favorire il rilassamento della mucosa vaginale.
La prescrizione del farmaco però non avviene mai in prima battuta. Si procede per gradi: prima si prescrive un programma di riabilitazione perineale, al termine del quale, confrontandosi in équipe, si valuta la somministrazione aggiuntiva di diazepam per un paio di mesi».
Conclusioni
«I risultati dello studio evidenziano che il diazepam influisce in modo positivo sulle funzionalità della muscolatura pelvica», spiega Costantini. «È stata riscontrata infatti una significativa riduzione dei parametri del dolore, nonché notevoli miglioramenti nell’ambito delle funzioni sessuali, del tono della muscolatura pelvica e della sensibilità delle terminazioni nervose vestibolari. In alcuni casi, per potenziare l’effetto, è anche possibile ricorrere a preparazioni galeniche (preparate dal farmacista su ricetta dello specialista) che associno il diazepam alla cannabis terapeutica, un altro attivo promettente nel campo del dolore di origine neuropatica.
È importante sottolineare tuttavia», conclude l’esperta, «che secondo gli esiti di questo lavoro, la terapia Tens è efficace anche da sola nella riduzione del dolore vulvare e l’azione del diazepam è utile a potenziarne l’effetto, ma non risolutiva. Non deve quindi essere una misura adottata singolarmente, ma sempre in sinergia con altri presidi. Inoltre è stata anche sollevata la questione della tollerabilità: alcuni eccipienti infatti potrebbero esercitare un’azione irritante sulla mucosa vulvare, con effetti negativi sulla sintomatologia. Questo ci ricorda che ogni caso va affrontato nella sua individualità e, considerata la complessità della patologia, è sempre d’obbligo un approccio multidisciplinare a più livelli».