Nell’ambito della fisioterapia del pavimento pelvico, i dilatatori vaginali si rivelano strumenti efficaci anche per trattare la vulvodinia. Si tratta di dispositivi che, se utilizzati correttamente, possono contribuire, in modo del tutto sicuro, a restituire un’intimità piena e soddisfacente alle donne che riportano dolore o difficoltà sessuali a causa di disfunzioni del pavimento pelvico come l’ipertono.
Cosa sono i dilatatori vaginali
Il canale vaginale è costituito da strati di tessuto elastico e muscolare facilmente distensibile: ciò rende la vagina un organo in grado di modellarsi e allungarsi, se sottoposto a stimoli adeguati. In alcuni casi di disfunzioni del pavimento pelvico (la porzione muscolare che coincide con la zona genito-urinaria-anale e che circonda anche l’entrata vaginale), può essere presente difficoltà e/o dolore alla penetrazione.
«La componente muscolare della vagina necessita in questi casi di un approccio terapeutico che comprenda, tra le varie opzioni, anche un programma di fisioterapia del pavimento pelvico», spiega Arianna Bortolami, fisioterapista, consulente in sessuologia e autrice dei testi Il pavimento pelvico – Conoscerlo, Sentirlo, Mantenerlo, Recuperarlo (LSWR, 2021) e Riabilitazione del pavimento pelvico (Masson Elsevier, 2009).
«La fisioterapia ha diversi vantaggi: non è invasiva, ha poche controindicazioni e limitati effetti collaterali e può essere integrata in un approccio multidisciplinare. Inoltre si avvale di diverse tecniche e strumenti tra cui, appunto, i kit per la dilatazione vaginale».
Questi strumenti permettono lo stiramento e la dilatazione progressiva del canale vaginale, e aiutano a desensibilizzare l’ostio vulvare dal dolore urente della penetrazione sessuale. Le sensazioni di pressione e bruciore sono parte della risposta allodinica della vulvodinia che i dilatatori vaginali possono risolvere.
Consistono in un set, reperibile in farmacia o online, costituito da quattro o cinque coni o cilindri di diametro e lunghezza crescente. Alcuni modelli sono in plastica, altri in silicone medicale, un materiale più morbido ma più poroso, che necessita di una pulizia accurata. È importante controllare sulla confezione che siano prodotti certificati. I costi vanno dai 50 ai 100 euro circa per un kit completo.
Come si usano i dilatatori vaginali
La posizione consigliata per l’inserimento dei dilatatori vaginali è quella distesa, con le ginocchia flesse e divaricate. Per facilitare ulteriormente l’introduzione del dispositivo, può essere utile raccogliere le ginocchia al petto, sempre tenendole divaricate. Risulta solitamente utile accompagnare l’inserimento dei dilatatori vaginali con l’inspirazione lenta, che solitamente aiuta il rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico.
Si inizia solitamente con il dilatatore più piccolo, o comunque con quello di grandezza tale che, inserito lungo il canale vaginale, ne determini lo stiramento, percepibile dalla donna attraverso un’accettabile resistenza dei tessuti. In alcuni casi può essere possibile avvertire un lieve fastidio sopportabile. Quando questo si allevia e la resistenza diminuisce, è possibile passare al dilatatore con diametro e lunghezza superiore. Questo può accedere già dopo alcuni giorni, oppure dopo alcune settimane di utilizzo.
L’utilizzo è inizialmente quotidiano, successivamente può diventare a giorni alterni e infine per due o una volta alla settimana, a seconda dei casi. Il dilatatore va tenuto in sede per almeno 10-15 secondi e l’inserimento va ripetuto almeno due volte, ma spesso si arriva a cinque o sei, a seconda dei casi. L’utilizzo di gel lubrificante, ad alta componente acquosa, è solitamente molto utile per facilitare l’inserimento.
Il ruolo del fisioterapista
È altamente consigliabile cominciare a utilizzarli in ambulatorio, sotto la supervisione di un fisioterapista del pavimento pelvico, per essere poi usati autonomamente anche a casa. «L’utilizzo dei dilatatori vaginali deve essere preceduto da tecniche specifiche di fisioterapia, cioè esercizi terapeutici e tecniche manuali. Durante questi, la donna impara a contrarre, ma soprattutto a rilassare, i muscoli del pavimento pelvico», spiega Bortolami.
«Il professionista, oltre a illustrare alla donna gli aspetti anatomici e meccanici del pavimento pelvico e a rassicurarla sulla sicurezza delle procedure, si occupa di eseguire delle manovre grazie alle quali i muscoli vengono dolcemente stirati e allungati, sempre nel rispetto delle possibilità della persona.
Questi esercizi vengono poi eseguiti dalla donna stessa, che acquisisce dunque un ruolo attivo nella riabilitazione del pavimento pelvico. Successivamente, viene introdotto l’utilizzo dei dilatatori, che hanno l’obiettivo di stirare gradualmente l’entrata vaginale in modo che la donna arrivi, con i suoi tempi e senza forzature, a una penetrazione senza dolore.
L’efficacia di questi dispositivi, dunque, è in stretta sinergia con gli esercizi terapeutici e le tecniche manuali di fisioterapia. Dall’esperienza clinica è emerso che le donne che li utilizzano con un’adeguata preparazione hanno risultati migliori e in tempi più rapidi».