Vulvodinia e terapia di coppia: a cosa serve?

Quando la donna che soffre di vulvodinia si trova all’interno di una relazione di coppia, spesso i suoi vissuti di angoscia e dolore si amplificano, anziché trovare sollievo e conforto nell’ascolto accogliente e comprensivo dell’altra persona. Anche l’altra metà della mela soffre: è difficile prestare soccorso amorevole e adeguato a chi si ama, se non si conoscono e non si comprendono appieno i meccanismi profondi alla base del disagio dell’altra. Per creare un ponte tra questi due poli, apparentemente così distanti, può essere di grande aiuto la terapia di coppia.

Tiziana Caramellini
Dott.ssa Tiziana Carmellini

«La vulvodinia è un problema di entrambi i partner e come tale va affrontato, all’interno di una terapia di coppia», premette Tiziana Carmellini, psicologa-psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in Trentino e Veneto, esperta in sessuologia clinica e terapeuta EMDR. «Ogni membro della diade è condizionato dalla presenza di questa difficoltà che influenza l’andamento della vita intima e sessuale e, talvolta, di quella comunicativa e relazionale. L’evitamento della sessualità, infatti, è la conseguenza più evidente. A questa si associano la sofferenza e l’insoddisfazione di entrambi i partner, i loro vissuti emotivi e fisiologici, le loro credenze e atteggiamenti rispetto al sesso e all’intimità».

I risvolti di coppia della vulvodinia

«Contrariamente a quanto si pensi spesso», prosegue la psicoterapeuta, «l’esperienza sessuale non è legata solo alla penetrazione o al raggiungimento dell’orgasmo, ma a un percorso di coppia, che si sviluppa in un periodo di tempo, finalizzato a dare e ricevere piacere. I partner, nel sesso, condividono intimamente il loro corpo, le loro attese, le emozioni e le sensazioni fisiche.

In presenza di malattie, disagi legati alla genitalità o al funzionamento sessuale, le persone possono modificare il loro rapporto con la sessualità o eliminare l’esperienza di questa dimensione dalla loro vita. Talvolta, inoltre, la comprensibile difficoltà di adattamento a una nuova condizione di salute ci fa compiere scelte in controtendenza ai nostri bisogni, desideri e benessere».

A cosa serve la terapia di coppia?

«L’intervento dello psicoterapeuta, esperto in sessuologia, è importante per aiutare entrambi i partner a identificare vissuti, credenze, paure in relazione al problema della vulvodinia, allo scopo di aiutarli a trovare strategie reciprocamente più adattive e soddisfacenti di funzionamento sessuale. Si lavora sulle cause e sulle conseguenze di questa situazione in modo che la coppia sia consapevole dei fattori di insorgenza e mantenimento di questa difficoltà all’interno della loro vita», spiega Carmellini.

«Potrebbero esserci difficoltà di comunicazione tra i partner legate alla fatica a gestire esperienze di disagio e/o di conflittualità nella vita. Anche in questo caso la terapia di coppia può essere molto utile a consapevolizzare i partner di questa fatica e aiutare a sbloccare situazioni di impasse relazionale, oltre che a rendere possibile la condivisione di bisogni e desideri personali in maniera funzionale e costruttiva.

Prima di arrivare a vivere un’esperienza sessuale penetrativa nei casi di vulvodinia, è necessario investire del tempo nel rendere i partner confidenti e consapevoli del loro funzionamento sessuale e di ciò che il corpo, allo stato attuale, permette loro di praticare. L’astensione alla penetrazione, finché persistono i sintomi dolorosi, è utile anche a evitare conseguenze negative alla mucosa genitale».

La terapia mansionale per la vulvodinia

«La psicoterapia per le difficoltà di ordine sessuologico, oltre che lavorare su processi cognitivi, fisiologici ed emotivi profondi, è una terapia mansionale: alla donna e ai partner vengono assegnati dei compiti da svolgere tra una seduta e l’altra. In maniera progressiva e graduale si esplora il corpo e si riprende confidenza, in maniera rispettosa, nell’esperienza di provare piacere sessuale, in tutte le sue forme. La creazione di un’intimità comunicativa e corporea aiuta i partner a sentirsi a proprio agio e confidenti con se stessi e l’altro.

La percezione di sentirsi al sicuro (capiti, compresi e accolti reciprocamente) all’interno della relazione permette ai partner di lasciarsi andare, diminuire i disagi e le paure legate all’esperienza sessuale e di trovare il loro modo di stare bene insieme, indipendentemente dalla loro condizione di salute, o meglio, a seconda di come la loro condizione di salute permetta loro di stare insieme».

I tempi della terapia di coppia

Non è semplice stabilire i tempi di trattamento perché dipendono dalla qualità della relazione di coppia. «Con alcuni partner si può intraprendere un percorso mansionale standard», spiega la dottoressa. «Con altri è necessario lavorare su dinamiche di comunicazione e relazione più profonde, mentre in altri casi ancora si interviene più sulle vulnerabilità psico-patologiche individuali, prima di procedere a un percorso di coppia. Accogliere la sofferenza reciproca, creare un clima di comprensione e motivazione alla collaborazione per raggiungere lo scopo comune di stare meglio insieme intimamente e sessualmente, è un percorso soggettivo e complesso, ma possibile e necessario».