Vulvodinia e sessualità

 

di Monica Calcagni, specialista in Ostetricia e Ginecologia

 

La vulvodinia è una condizione che getta molte donne in un silenzio doloroso, caratterizzata da un dolore cronico alla vulva senza una causa evidente. Parlarne è importante, soprattutto considerando l‘impatto devastante che questa patologia può avere sulla vita sessuale delle pazienti. Il dolore sessuale associato alla vulvodinia non è solo un fastidio fisico; diventa un ostacolo psicologico e relazionale che può trasformare l’esperienza sessuale in una fonte di ansia, paura e sofferenza.

 

Il dolore durante i rapporti sessuali, noto come dispareunia, può manifestarsi in vari modi: come un bruciore acuto, una sensazione di taglio, o un dolore profondo che si irradia. Per molte donne con vulvodinia, anche solo l’idea di avere un rapporto sessuale può scatenare una risposta di anticipazione dolorosa, dove il timore del dolore previene il piacere. Questo può portare a un evitamento dell’intimità fisica, creando un circolo vizioso di ansia, depressione e frustrazione.

Il dolore sessuale può essere così intenso da interrompere completamente la vita sessuale, rendendo ogni tentativo di intimità un atto di coraggio. Questo non solo colpisce la donna affetta, ma anche la dinamica di coppia, dove la comunicazione e l’empatia diventano essenziali. La mancanza di comprensione da parte del partner può aggravare la situazione, portando a incomprensioni o a sensazioni di rifiuto e isolamento.

Vulvodinia e sessualità: un approccio globale

La gestione del dolore sessuale nella vulvodinia richiede un approccio olistico. Oltre ai trattamenti farmacologici per alleviare il dolore, come antidepressivi o antiepilettici, e l’uso di creme topiche, la fisioterapia mirata al pavimento pelvico può essere cruciale. Aiuta a rilassare i muscoli, riducendo la tensione che può esacerbare il dolore. La terapia cognitivo-comportamentale interviene sul fronte psicologico, lavorando sulla percezione del dolore e sull’ansia associata ai rapporti sessuali.

Inoltre, è imperativo che le pazienti imparino a comunicare le loro sensazioni e limiti ai partner. L’educazione sessuale diventa un punto chiave, dove si esplorano nuove modalità di intimità che non necessariamente coinvolgano penetrazione, ma che possano comunque essere soddisfacenti e piacevoli. Tecniche di rilassamento, lubrificanti specifici, e posizioni sessuali che minimizzano il dolore possono fare una grande differenza.

La vulvodinia non deve essere un argomento tabù; con il giusto supporto medico, psicologico e relazionale, molte donne possono migliorare la loro qualità di vita sessuale. Come ginecologi, il nostro ruolo è non solo di curare il corpo ma anche di supportare emotivamente, aiutando le pazienti a navigare questa condizione con dignità e speranza, garantendo che possano vivere una vita sessuale piena e gratificante nonostante la vulvodinia.