Vulvodinia e cistite: che rapporto c’è?

Vulvodinia e cistite possono coesistere, rendendo la vita impossibile a molte donne. «Succede soprattutto a chi soffre di cistiti post-coitali, che ricorrono cioè dopo ogni rapporto sessuale, con sintomi che compaiono tipicamente da 24 a 72 ore di distanza», spiega Barbara Del Bravo, specializzata in ginecologia e ostetricia. I dati finora disponibili vengono per lo più dagli Stati Uniti, dove tra tre e otto milioni di donne adulte presentano sintomi di cistite o dolore vescicale. Circa due milioni e quattro di americane soffrono invece di vulvodinia (tra il 4 e il 16%).

L’associazione tra le due condizioni viene riportata da un quarto delle donne. Un dato confermato da diversi sondaggi online, condotti sempre negli Usa. Sfortunatamente, non esistono molti studi in letteratura per il trattamento combinato e contemporaneo delle due patologie. Quelli disponibili sono stati condotti su campioni troppo limitati per fornire dati affidabili, ma hanno permesso di ottenere alcune informazioni utili per le donne che ne soffrono.

Cos’è la cistite e come riconoscerla

«La cistite è un’infiammazione, acuta o cronica, prevalentemente di origine batterica ma non solo, che interessa la vescica», spiega la dottoressa Del Bravo. «Le cistiti post-coitali, chiamate anche cistiti “da luna di miele”, sono provocate dal trauma meccanico durante la penetrazione, soprattutto se questa avviene con scarsa lubrificazione, ma anche a seconda della posizione durante il coito. L’attrito genera microlesioni che alterano lo strato epiteliale superficiale, che normalmente protegge dall’attacco dei microorganismi».

I sintomi caratteristici sono un impellente bisogno di urinare, a volte con perdita involontaria di urina, minzioni ripetute (fino a 20 o 30 volte in un giorno) e nicturia, cioè minzioni notturne. Quando questi sintomi ricominciano a distanza di settimane o mesi dal trattamento, si parla di cistite recidivante.

L’infiammazione all’origine di cistite e vulvodinia

«Il principale responsabile è l’Escherichia Coli, un batterio di origine intestinale dalla forma a bastoncino dotato di piccoli uncini che utilizza per restare “ancorato” alla parete della vescica», prosegue la specialista. «Altri germi possono essere chiamati in causa, sempre di origine gastrointestinale: passano dall’intestino al perineo, penetrano in vagina e raggiungono l’uretra e la vescica. Oppure, attraverso il sistema linfatico, transmigrano direttamente nell’apparato urinario».

In tutti i casi, questi agenti patogeni scatenano un processo infiammatorio che ha ricadute importanti in chi è predisposto allo sviluppo della vulvodinia. Da un punto di vista neuroanatomico, infatti, i sistemi urinario e riproduttivo femminile sono innervati dalle stesse vie nervose sacrali. Sia nella cistite che nella vulvodinia, è riscontrabile un’iperproduzione di molecole infiammatorie rilasciate dai mastociti, cellule ad azione immunitaria.

Nella zona vulvare e vestibolare, dove sono presenti moltissime terminazioni nervose, il rilascio di tali sostanze provoca una crescita anomala di queste terminazioni, che diventano ipersensibili agli stimoli. Alcuni studi, analizzando il tessuto vestibolare di donne con vulvodinia, hanno riscontrato un aumento significativo dei mastociti e l’area totale delle fibre nervose è risultata 10 volte maggiore rispetto al gruppo di controllo.

6 consigli utili per chi soffre di cistite e vulvodinia

1. Bere molto ed evitare alcuni cibi che possono favorire l’irritazione vescicale, come agrumi, cioccolato, bevande a base di caffeina, pomodori, cibi piccanti. «Fondamentale curare la dieta per avere l’intestino in ordine», sottolinea la ginecologa, «perché il microbiota intestinale e quello vescicale, così come quello vulvo-vaginale, sono strettamente legati».

2. Assumere integratori a base di D-mannosio, uno zucchero di origine vegetale dalle proprietà antibatteriche. «Si attacca alle lectine, “appendici” filamentose, simili a tentacoli, attraverso le quali i batteri, come l’Escherichia coli, aderiscono alle pareti vaginali, impedendo loro di entrare e risalire verso la vescica e l’uretra» spiega Del Bravo.

Inoltre i batteri riescono talvolta a eludere le difese (antibiotici e sistema immunitario) grazie a una pellicola di cui sono ricoperti (biofilm patogeno). Lo zucchero priva i batteri di questo mantello protettivo e ne favorisce l’eliminazione con la minzione. È indicato per chi soffre di dolore, bruciore, prurito, atrofia vaginale, anche in menopausa.

3. Ricorrere a tecniche di rilassamento. I risultati di alcune indagini mostrano che lo stress è correlato a maggiore dolore e urgenza di minzione nelle donne soggette a cistite ricorrente. Lo stress è implicato anche nell’insorgenza del dolore vulvare.

4. Fare esercizi per il pavimento pelvico. La terapia fisica del pavimento pelvico è ampiamente efficace nel trattamento di entrambe le sindromi dolorose. I risultati finora disponibili rilevano un miglioramento del tono muscolare del pavimento pelvico,
con una migliore capacità di decontrarsi durante il rapporto sessuale e di conseguenza minor trauma sulle strutture adiacenti,
una significativa riduzione del dolore durante la palpazione vaginale e una diminuzione del dolore durante gli esami ginecologici e i rapporti sessuali.

5. Assumere i farmaci solo su indicazione medica. «L’uso dell’antibiotico può rendersi necessario, ma va valutato attentamente», chiarisce l’esperta, «in quanto si tratta di farmaci che favoriscono la disbiosi intestinale che, a sua volta, è un fattore predisponente di infiammazione e disequilibrio del microbiota. Si rischia un circolo vizioso senza fine».

Lo stesso dicasi per molte terapie orali utilizzate per il trattamento sia della cistite che della vulvodinia: vanno prescritte dal medico. Gli antidepressivi triciclici, per esempio, possono essere prescritti nel trattamento di molte condizioni di dolore cronico con una componente neuropatica. Tra i più utilizzati nel trattamento della cistite e della vulvodinia, c’è l’amitriptilina.

6. Seguire alcune indicazioni comportamentali. Lavarsi accuratamente, esercitando la manovra di detersione dalla vagina verso l’ano e non viceversa. Non superare i due lavaggi al giorno e utilizzare modiche quantità di detergente con pH e osmolarità giuste. Urinare quando si avverte bene lo stimolo. Non forzare la fuoriuscita di urina “spingendo”. Cambiare regolarmente gli indumenti intimi. Evitare slip aderenti e di tessuto sintetico. In piscina e al mare, cambiare il costume dopo ogni bagno.