Cistite ricorrente d’estate? Ecco perché non va trascurata  

Una cistite insistente, che si ripresenta puntuale d’estate, deve suonare come un campanello d’allarme. Potrebbe infatti non essere di origine infettiva, ma legata a una disfunzione del pavimento pelvico. Ecco come riconoscerla, prevenirla e trattarla.

Cos’è la cistite ricorrente non batterica

La cistite definita abatterica o non batterica presenta gli stessi sintomi della classica cistite, ma si manifesta in assenza di batteri nelle urine, cioè con urinocoltura negativa. «La prima cosa da fare, quando si presentano i sintomi di una cistite, è escludere un quadro di infezione, tramite l’esecuzione di: esame urine, urinocoltura e tampone vulvo-vaginale, per evitare l’uso inutile e inappropriato di antibiotici», spiega Martina Monzio Compagnoni, terapista fisioperineale all’Istituto di Cura Città di Pavia.

«Si parla di cistite ricorrente quando questi episodi si presentano tre o più volte in un anno. Tali condizioni presentano dei fattori scatenanti che si possono manifestare in maniera ciclica o saltuaria: periodi di forte stress, rapporti sessuali, mestruazioni, alterazioni intestinali, sforzi fisici intensi».

Cistite ricorrente: cause e possibili conseguenze

Quando gli esami sono negativi, vuol dire che la causa di queste infiammazioni ripetute potrebbe essere una disfunzione del pavimento pelvico, chiamata ipertono dei muscoli pelvici. «La muscolatura pelvica, se in salute, supporta e sostiene la vescica e l’uretra, facilitando il mantenimento di una corretta funzione genito-urinaria», spiega la dottoressa. «Tuttavia, se la muscolatura pelvica presenta una disfunzione può aumentare il rischio di infiammazione della mucosa vescicale e della zona uro-genitale, comportando la comparsa dei sintomi tipici della cistite».

La cistite ricorrente va tenuta sotto controllo perché può aumentare il rischio di soffrire di:
contratture pelviche
vulvodinia
cistite interstiziale
nevralgia-neuropatia del nervo pudendo.

I sintomi da tenere d’occhio

Tra i campanelli di allarme da non sottovalutare per riconoscere una cistite ricorrente da disfunzione del pavimento pelvico ci sono:

*prurito o bruciore intimo che si manifestano soprattutto d’estate

*sensazione di peso nel basso ventre o di dolore durante e dopo i rapporti sessuali

*necessità di ripetuti cicli di antibiotici che però non sono risolutivi (i sintomi non scompaiono, oppure ricompaiono dopo breve tempo).

Perché d’estate aumenta il rischio di sviluppare la cistite ricorrente

D’estate diversi fattori possono aumentare il rischio di cistite ricorrente, come:

1. consumo più frequente di alimenti zuccherati, cibi elaborati e bevande alcoliche

2. maggior numero di rapporti sessuali: in presenza di una contrattura pelvica, i rapporti possono causare un’eccessiva sollecitazione della vescica e dell’uretra che, infiammando le vie urinarie, aumenta il rischio di cistiti post-coitali

3. temperature elevate, che comportano sudorazione e aumento dell’umidità della zona genitale

4. minzioni ritardate: trattenere a lungo la pipì, magari perché si è in viaggio o perché si passano numerose ore fuori casa, in assenza di un bagno disponibile, è un ulteriore fattore di rischio

5. idratazione insufficiente

6. depilazione ripetuta e troppo irritante della zona bikini e genitale, che abbassa le difese immunitarie dell’area

7. eccessiva umidità della zona: è bene non indossare a lungo il costume bagnato dopo essere state a contatto con acqua di mare o clorata e utilizzare un asciugamano per non entrare in contatto diretto con lettini sdraio e bagnasciuga

8. abuso di detergenti profumati o aggressivi per le mucose, utilizzo di lavande vaginali o saponi non indicati per zona genitale.

Consigli salva-vacanze

1. Prevenire la cistite ricorrente. «Attenzione agli elementi sopra citati», sottolinea l’esperta. «Se, invece, si soffre già da tempo di cistiti ricorrenti, è opportuno rivolgersi a un professionista per intraprendere un percorso di fisioterapia pelvica. In media si comincia ad avvertire una significativa riduzione dei sintomi dopo cinque o sei sedute, ma a volte serve più tempo. Le “recidive” sono parte integrante del percorso di guarigione: l’obiettivo è la scomparsa graduale, ma completa, del sintomo».

9. No agli antibiotici. «Assumere antibiotici non necessari può peggiorare l’infiammazione, alimentando la disbiosi intestinale e predisponendo il campo a una vera e propria infezione», raccomanda l’esperta. Inoltre l’abuso di antibiotici alimenta il fenomeno della resistenza che, indebolendo le difese naturali dell’organismo, rende i batteri sempre più difficili da eliminare.

10. Farmaci solo se necessari. «Se i sintomi sono ormai manifesti, occorre adottare delle strategie che consentano un’agevole gestione del dolore, dell’urgenza minzionale e dell’eventuale pesantezza pelvica e sovrapubica», prosegue. «Non c’è un protocollo standard: bisogna ridurre l’infiammazione locale, riequilibrare il tono muscolare e prevenire ulteriori recidive.

In alcuni casi, in accordo con lo specialista, è possibile combinare la terapia conservativa riabilitativa con quella farmacologica, tramite l’assunzione di FANS (antinfiammatori non steroidei) e talvolta miorilassanti o antispastici. Può essere utile, al fine di ripristinare la flora batterica e supportare le difese immunitarie del tratto urinario, procedere con cicli di probiotici e integratori».

11. Stretching e respirazione. «Nella fase acuta, per contrastare i sintomi, è utile eseguire stretching miofasciali e muscolari specifici, modifiche posturali, terapie manuali e posizioni “di scarico” finalizzate a ridurre le tensioni muscolari che tendono ad accumularsi in questa fase», spiega la specialista. «La paziente viene poi istruita circa tecniche di “autotrattamento” e trattamento domiciliare che comprendono la respirazione diaframmatica, l’utilizzo di termoterapie, tecniche comportamentali come il bladder training ed eventuale uso di device medicali come dilatatori progressivi».

12. No ai cibi irritanti. Attenzione infine alla dieta in vacanza, in particolare a sostanze potenzialmente irritanti per l’urotelio come alcol, caffè, spezie, zuccheri raffinati.