Il dolore vulvare è una condizione spesso sottovalutata, anche a causa della sua complessità e del ritardo diagnostico. Le donne faticano a definire il loro dolore, raccontarlo, descriverlo e, per questo, non di rado non vengono ascoltate o credute. Uno strumento efficace per dare un nome al dolore e definirne i contorni, facilitando così anche il compito degli specialisti, è il diario del dolore vulvare. Vediamo in cosa consiste e perché è utile.
Cos’è il diario del dolore vulvare?
Cartaceo o digitale, il diario del dolore vulvare è un registro personale dove annotare in modo dettagliato e puntuale tutte le informazioni relative ai propri sintomi. «Può rivelarsi uno strumento molto utile per chi soffre di questa condizione», conferma Sara Burattoni, influencer (su Instagram il suo profilo è @vulvodinia_ipertono_pelvico). «Il dolore è un’esperienza soggettiva: tenendo un diario è possibile imparare a “caratterizzarlo“ e gestirlo meglio.
Vanno riportati i dettagli del dolore che si provano svolgendo varie attività, fornendo informazioni utili sia per se stesse che per il medico. Registrando come ci si sente giorno in giorno, si inizieranno a notare gli schemi, le costanti, scoprendo quali attività “attivano” le riacutizzazioni e quali trattamenti funzionano meglio».
A cosa serve tenere un diario del dolore vulvare?
- Esistono evidenze scientifiche sul fatto che il diario del dolore:
fornisce spunti clinici utili su andamento e influenze psicologiche del dolore; - è un elemento chiave nei percorsi terapeutici multidisciplinari, tanto da essere raccomandato dalla maggior parte degli specialisti che si occupano di dolore vulvare;
- ha un valore pratico ed esperienziale: monitorare regolarmente il dolore permette di cogliere cambiamenti e personalizzare le strategie di cura.
Tenere un diario del dolore vulvare ha dunque diversi benefici:
1. Maggiore consapevolezza dei sintomi. «Spesso, chi soffre di dolore vulvare fatica a spiegare con precisione quando e come si manifestano i sintomi: il diario del dolore aiuta a prendere coscienza dei dettagli», spiega Sara. «Un registro scritto aiuta a trasformare sensazioni soggettive in informazioni oggettive. Aiuta anche a individuare eventuali correlazioni tra dolore, stress, emozioni».
Lo dimostra un’indagine pubblicata su The Journal of Pain che ha coinvolto 127 donne: nelle giornate in cui queste avevano ansia o sintomi depressivi, registravano più dolore vulvare e una peggiore funzione sessuale. Il diario ha permesso di dimostrare come l’umore influisse sui sintomi fisici.
2. Capacità di riconoscere i fattori scatenanti. Alcuni alimenti, attività fisiche, cambiamenti ormonali possono aggravare il dolore: annotarli aiuta a individuarli.
3. Migliore comunicazione con il proprio medico. «Spiegare verbalmente i sintomi può essere difficile», dice l’influencer. «Un diario del dolore aiuta a essere più chiari e dettagliati durante le visite».
4. Supporto allo specialista. Un diario ben compilato fornisce inoltre informazioni concrete che possono guidare lo specialista nella scelta degli esami e del trattamento più adatto. Uno studio del 2014 ha dimostrato che il diario permette di raccogliere dati affidabili sull’intensità del dolore e sui trattamenti settimanali ed è utile per monitorare andamenti nel tempo in modo sistematico.
Come compilare un diario del dolore vulvare
Secondo Sara, il diario deve contenere le seguenti domande:
1. Dove è il dolore? È localizzato in un’area o generalizzato? Ti sembra superficiale o profondo e penetrante? Viaggia o irradia? Hai dolore in corso in altre aree della vulva?
5. Come si sente il dolore? Quali delle seguenti parole lo descrive meglio: caldo, bruciatura, scottatura, taglio, pizzicore, spilli?
6. Quanto è intenso? Come lo valuteresti in una scala da da 0 a 10, dove zero indica nessun dolore e 10 indica un dolore forte?
7. Quali trattamenti o attività ti aiutano ad alleviarlo?
8. Di solito il dolore (o le sue riacutizzazioni) è accompagnato da altri sintomi come affaticamento, febbre, debolezza o intorpidimento?
Ecco gli elementi principali da includere giornalmente:
1. Data e ora in cui il dolore si è manifestato o è cambiato di intensità.
2. Intensità del dolore: si può usare la scala di cui parla Sara, oppure emoticon o colori per rendere visivo l’andamento.
3. Tipo di dolore. È bene descriverlo con parole chiave come quelle indicate da Sara.
4. Attività svolte. Bisogna annotare cosa si stava facendo quando è comparso il dolore: attività fisica, rapporti sessuali, seduta prolungata, utilizzo di determinati prodotti.
5. Fattori sospetti. Segnalare eventuali fattori che si pensa possano aver scatenato il dolore: ciclo mestruale, stress, alimentazione, indumenti stretti.
6. Farmaci o trattamenti usati. Indicare se si sono assunti farmaci antidolorifici o applicato creme, fatto bagni o altri trattamenti, e se hanno avuto effetto.
7. Altri sintomi associati. Annotare altri disturbi presenti, come prurito, perdite, disturbi urinari o intestinali.
3 consigli per tenere il diario in modo efficace
1. Un buon diario del dolore vulvare deve essere dettagliato, ma semplice da compilare ogni giorno.
2. Può essere tenuto su carta, in un quaderno dedicato, oppure in formato digitale tramite file Excel o apposite App. Tra le più famose, CareClinic Symptom Tracker, Bearable, Uterinekind, Frendo, Manage My Pain (la maggior parte sono gratuite, con possibilità di funzioni aggiuntive a pagamento o abbonamenti premium).
3. È bene essere costanti nella compilazione, ma anche non stressarsi se si salta qualche giorno. E mai giudicare i propri sintomi: ogni informazione può essere utile, anche se sembra “banale”!